Criteri ecocardiografici per la diagnosi della cardiomiopatia dilatativa primaria
(DCM) del cane sono stati proposti dalla Società Europea di Cardiologia
Veterinaria (ESVC).
I criteri diagnostici vengono suddivisi in maggiori e minori e ad ogni criterio
maggiore vengono assegnati tre punti, ad uno minore un punto.
La diagnosi di DCM è confermata quando la somma è uguale o superiore a sei.
Criteri maggiori
- aumento delle dimensioni telediastoliche e telesistoliche (a fine diastole
e sistole) e dei volumi telediastolici e telesistolici indicizzati alla superficie
corporea (EDVI e ESVI) del ventricolo sinistro
- variazione dell'indice di sfericità con valore inferiore a 1.65. L'indice è dato
dal rapporto tra la lunghezza diastolica del ventricolo sinistro calcolata in
bidimensionale e la larghezza diastolica calcolata in monodimensionale
- frazione di accorciamento calcolata in M-mode inferiore al 20% e frazione
d'eiezione calcolata in B-mode inferiore al 40%
Criteri minori
- aritmie nelle razze nelle quali la loro comparsa è compatibile con la
presenza di DCM (es. Dobermann)
- presenza di fibrillazione atriale
- rapporto PEP/LVET maggiore di 0.4. Il PEP è il periodo pre-esplulsivo
mentre LVET è il periodo durante il quale il sangue esce dal ventricolo
- EPSS, la distanza tra il lembo anteriore della valvola mitrale al momento
della massima apertura e il setto interventricolare, è aumentato
- la frazione di accorciamento è tra il 20% e il 40%.
- dilatazione dell'atrio sinistro o di entrambi gli atri
Risulta evidente come l'ecocardiografia sia divenuta, come per altre patologie
cardiache, un esame fondamentale per la diagnosi della cardiomiopatia dilatativa
primaria del cane.