La terapia d'elezione della borreliosi è quella antibiotica.
Il trattamento antimicrobico ottiene i migliori risultati quando è effettuato
precocemente (fase acuta) mentre nelle infezioni croniche la risposta al
trattamento è spesso inversamente proporzionale alla durata dei sintomi clinici.
La terapia va effettuata nella maggioranza dei casi per almeno trenta giorni e
può esserci una ricaduta successiva alla sospensione della terapia.
Dopo il trattamento antibiotico alcuni cani sono ancora positivi alla coltura del
germe o alla PCR per cui, in questi soggetti, è necessaria una cura piuttosto
lunga (settimane o mesi).
Gli antibiotici utilizzati sono :
- Doxiciclina : rimane il farmaco d'elezione. Il dosaggio è di 5 mg/Kg ogni
12 ore (o 10 mg/Kg ogni 24 ore) e fino a 10 mg/Kg ogni 12 ore.
Il trattamento va continuato per 30-40 giorni ed è più efficace quanto più
precocemente attuato.
Nei cuccioli e nei gattini viene sconsigliato il suo impiego perché può
provocare una colorazione giallastra ai denti, alle unghie e alla cute ma
meno frequentemente rispetto alle altre tetracicline.
- Amoxicillina o amoxicillina più acido clavulanico a 22 mg/Kg ogni
8-12 ore per 30 giorni. Sono più efficaci quando somministrati precocemente.
- Azitromicina al dosaggio di 5 mg/Kg ogni 12 ore o 25 mg/Kg ogni 24 ore.
Utilizzata nei casi refrattari.
- Ceftriaxone o cefotaxima (cefalosporine di terza generazione).
Il ceftriaxone viene somministrato alla posologia di 25 mg/Kg ogni 24 ore
per via endovenosa o sottocutanea per quattro settimane. Nell'uomo è
utilizzato nelle forme refrattarie specialmente a carico del sistema nervoso
centrale mentre nel cane se ne consiglia l'uso nelle forme neurologiche,
cardiache e con artrite cronica.
- Penicillina G è stato proposto il suo impiego nelle forme refrattarie del
sistema nervoso, del cuore e nell'artrite cronica al dosaggio di 22000 UI/Kg
endovena ogni 8 ore per 14-30 giorni.
- Cloramfenicolo a 25-50 mg/Kg ogni 8 ore per via orale, sottocutanea,
intramuscolare per 14-30 giorni nei cani con problemi neurologici.
La terapia nei cani asintomatici è controversa, E' stato suggerito di trattare
cani asintomatici ma con proteinuria (segno di un coinvolgimento renale).
Oltre agli antibiotici vengono anche somministrati antinfiammatori e analgesici
non steroidei (FANS) per controllare l'infiammazione ed il dolore articolare.
I corticosteroidi possono favorire la riacutizzazione dell'infezione ed è
preferibile impiegarli a basse dosi ed assieme agli antibiotici.
venerdì 30 giugno 2017
venerdì 23 giugno 2017
Bartonellosi e cuore nel cane e nel gatto - seconda parte
Sintomatologia nel gatto e nel cane
Gatto
Il gatto può essere considerato un portatore sano in quanto la malattia
decorre per lo più in forma asintomatica.
La sintomatologia, invece, sembra sia dovuta nella maggior parte dei casi
a Bartonella henselae perché è rilevabile una correlazione tra la presenza
di questo batterio e le manifestazioni cliniche anche se alcuni aspetti
dell'infezione non sono chiari.
Sembra che fattori predisponenti come l'infezione da immunodeficienza
felina (FIV) o fattori stressanti (es. interventi chirurgici, parto) favoriscano
lo sviluppo della sintomatologia.
Gatti infettati sperimentalmente con Bartonella henselae hanno manifestato
febbre, linfoadenopatia, sintomi nervosi transitori, alterazione dalla funzione
riproduttiva e moderata anemia.
Gatti con infezione naturale da Bartonella henselae mostrano febbre,
linfoadenopatia, infezioni urinarie, malattie renali, endocardite valvolare
(valvola aortica e mitrale), miocardite, problemi neurologici, gengiviti,
uveiti, leggera anemia.
L'infezione da Bartonella clariddgeiae e da Bartonella koehlerae non sembra
dare sintomatologia clinica mentre Bartonella vinsonii berkhoffii si ritiene
che provochi osteomielite ed artrite con dolore articolare e zoppia.
Cane
Si reputa che la sintomatologia sia sostenuta soprattutto da Bartonella vinsonii
berkhoffii, Bartonella clarridgeiae, Bartonella henselae e Bartonella quintana.
Le manifestazioni cliniche sono molto variabili e molti cani sono asintomatici.
Si ritiene che anche in questa specie la comparsa della sintomatologia sia
facilitata da fattori come eventi stressanti (es.parto) o infezioni concomitanti
(es. ehrlichiosi, babesiosi).
Bartonella vinsonii berkhoffii determinerebbe a sua volta immunodepressione
favorendo lo sviluppo di altre infezioni.
Le manifestazioni della malattia sono rappresentate da :
endocarditi, miocarditi, insufficienza cardiaca, aritmie sopraventricolari
e ventricolari, sincope, morte improvvisa ed inoltre riniti con epistassi,
linfoadenite, poliartrite, meningoencefalite, anemia, trombocitopenia.
Lesioni granulomatose possono interessare l'animale sia in forma localizzata,
sia in forma disseminata. Quest'ultima coinvolge diversi organi (milza, cuore,
linfonodi, fegato, reni) e presenta un'alta mortalità.
Si ritiene, comunque, che siano necessarie ulteriori ricerche per valutare
pienamente il ruolo della bartonella nelle infezioni croniche del cane.
Gatto
Il gatto può essere considerato un portatore sano in quanto la malattia
decorre per lo più in forma asintomatica.
La sintomatologia, invece, sembra sia dovuta nella maggior parte dei casi
a Bartonella henselae perché è rilevabile una correlazione tra la presenza
di questo batterio e le manifestazioni cliniche anche se alcuni aspetti
dell'infezione non sono chiari.
Sembra che fattori predisponenti come l'infezione da immunodeficienza
felina (FIV) o fattori stressanti (es. interventi chirurgici, parto) favoriscano
lo sviluppo della sintomatologia.
Gatti infettati sperimentalmente con Bartonella henselae hanno manifestato
febbre, linfoadenopatia, sintomi nervosi transitori, alterazione dalla funzione
riproduttiva e moderata anemia.
Gatti con infezione naturale da Bartonella henselae mostrano febbre,
linfoadenopatia, infezioni urinarie, malattie renali, endocardite valvolare
(valvola aortica e mitrale), miocardite, problemi neurologici, gengiviti,
uveiti, leggera anemia.
L'infezione da Bartonella clariddgeiae e da Bartonella koehlerae non sembra
dare sintomatologia clinica mentre Bartonella vinsonii berkhoffii si ritiene
che provochi osteomielite ed artrite con dolore articolare e zoppia.
Cane
Si reputa che la sintomatologia sia sostenuta soprattutto da Bartonella vinsonii
berkhoffii, Bartonella clarridgeiae, Bartonella henselae e Bartonella quintana.
Le manifestazioni cliniche sono molto variabili e molti cani sono asintomatici.
Si ritiene che anche in questa specie la comparsa della sintomatologia sia
facilitata da fattori come eventi stressanti (es.parto) o infezioni concomitanti
(es. ehrlichiosi, babesiosi).
Bartonella vinsonii berkhoffii determinerebbe a sua volta immunodepressione
favorendo lo sviluppo di altre infezioni.
Le manifestazioni della malattia sono rappresentate da :
endocarditi, miocarditi, insufficienza cardiaca, aritmie sopraventricolari
e ventricolari, sincope, morte improvvisa ed inoltre riniti con epistassi,
linfoadenite, poliartrite, meningoencefalite, anemia, trombocitopenia.
Lesioni granulomatose possono interessare l'animale sia in forma localizzata,
sia in forma disseminata. Quest'ultima coinvolge diversi organi (milza, cuore,
linfonodi, fegato, reni) e presenta un'alta mortalità.
Si ritiene, comunque, che siano necessarie ulteriori ricerche per valutare
pienamente il ruolo della bartonella nelle infezioni croniche del cane.
venerdì 16 giugno 2017
Toxoplasmosi e cuore nel cane e nel gatto - terza parte
La sintomatologia della toxoplasmosi è abbastanza simile nel cane e nel gatto
ma molti animali sieropositivi sono asintomatici.
Gatto
Quando avviene la fase di moltiplicazione del parassita e la produzione delle
oocisti (fase intestinale) si manifesta, seppur raramente, la diarrea.
I gatti infettati per via transplacentare o con il latte, possono presentare
grave interessamento a carico del fegato e dell'apparato respiratorio che
spesso risulta fatale. E' anche segnalata la morte prenatale.
Nei gatti adulti i sintomi sono provocati dall'infezione acuta o dalla
riacutizzazione della malattia.
Le manifestazioni cliniche includono :
anoressia, ittero, vomito, diarrea, dolori addominali, andatura rigida,
iperestesia, zoppia intermittente, deficit neurologici, segni oculari (uveite,
corioretinite), dermatite.
Nei soggetti con sindrome di immunodeficienza felina (FIV) sono segnalate
gravi forme di polmonite e di epatite.
Le manifestazioni oculari e a carico del sistema nervoso sembrano più
frequenti nelle riacutizzazioni.
Cane
Nel cane le manifestazioni cliniche possono riguardare uno specifico apparato
o si presentano nella forma generalizzata (malattia sistemica).
Le forme generalizzate sono più frequenti nei cani giovani con segni di
febbre, ittero, vomito, diarrea, dispnea ed inoltre tendono ad essere più
usuali nei soggetti che presentano immunodepressione da cimurro o in
seguito alla terapia con ciclosporina dopo un trapianto renale.
In alcuni animali l'interessamento cardiaco porta alla comparsa di aritmie.
In qualche cane adulto la forma neurologica può durare delle settimane,
mentre alcuni soggetti hanno forme neuromuscolari molto gravi con debolezza,
rigidità ed atrofia muscolare, tremori, atassia, fenomeni di paresi e paralisi
agli arti e deficit ai nervi cranici.
A volte ci può essere un interessamento dell'apparato oculare (uveite anteriore,
iridociclite, retinite e neurite ottica) ma meno frequentemente che nel gatto.
Una breve spiegazione delle infiammazioni dell'occhio per chi non opera
nel campo medico :
L'uveite è l'infiammazione della tonaca (strato) media vascolare dell'occhio
(uvea).
La retinite è l'infiammazione della tonaca interna nervosa dell'occhio (retina).
L'iridociclite è l'infiammazione dell'iride e del corpo ciliare, due strutture che
fanno parte dell'uvea.
La corioretinite è l'infiammazione della coroide e della retina (la coroide è una
parte dell'uvea).
La neurite ottica è l'infiammazione del nervo ottico.
ma molti animali sieropositivi sono asintomatici.
Gatto
Quando avviene la fase di moltiplicazione del parassita e la produzione delle
oocisti (fase intestinale) si manifesta, seppur raramente, la diarrea.
I gatti infettati per via transplacentare o con il latte, possono presentare
grave interessamento a carico del fegato e dell'apparato respiratorio che
spesso risulta fatale. E' anche segnalata la morte prenatale.
Nei gatti adulti i sintomi sono provocati dall'infezione acuta o dalla
riacutizzazione della malattia.
Le manifestazioni cliniche includono :
anoressia, ittero, vomito, diarrea, dolori addominali, andatura rigida,
iperestesia, zoppia intermittente, deficit neurologici, segni oculari (uveite,
corioretinite), dermatite.
Nei soggetti con sindrome di immunodeficienza felina (FIV) sono segnalate
gravi forme di polmonite e di epatite.
Le manifestazioni oculari e a carico del sistema nervoso sembrano più
frequenti nelle riacutizzazioni.
Cane
Nel cane le manifestazioni cliniche possono riguardare uno specifico apparato
o si presentano nella forma generalizzata (malattia sistemica).
Le forme generalizzate sono più frequenti nei cani giovani con segni di
febbre, ittero, vomito, diarrea, dispnea ed inoltre tendono ad essere più
usuali nei soggetti che presentano immunodepressione da cimurro o in
seguito alla terapia con ciclosporina dopo un trapianto renale.
In alcuni animali l'interessamento cardiaco porta alla comparsa di aritmie.
In qualche cane adulto la forma neurologica può durare delle settimane,
mentre alcuni soggetti hanno forme neuromuscolari molto gravi con debolezza,
rigidità ed atrofia muscolare, tremori, atassia, fenomeni di paresi e paralisi
agli arti e deficit ai nervi cranici.
A volte ci può essere un interessamento dell'apparato oculare (uveite anteriore,
iridociclite, retinite e neurite ottica) ma meno frequentemente che nel gatto.
Una breve spiegazione delle infiammazioni dell'occhio per chi non opera
nel campo medico :
L'uveite è l'infiammazione della tonaca (strato) media vascolare dell'occhio
(uvea).
La retinite è l'infiammazione della tonaca interna nervosa dell'occhio (retina).
L'iridociclite è l'infiammazione dell'iride e del corpo ciliare, due strutture che
fanno parte dell'uvea.
La corioretinite è l'infiammazione della coroide e della retina (la coroide è una
parte dell'uvea).
La neurite ottica è l'infiammazione del nervo ottico.
sabato 10 giugno 2017
Malattia di Lyme (Borreliosi) e cuore nel cane e nel gatto - terza parte
Diagnosi di laboratorio
Gli esami sottodescritti vengono effettuati normalmente solo nel cane.
Esami sierologici anticorpali
Non esiste un test sierologico che permetta la diagnosi certa della borreliosi
anche se negli ultimi anni questi esami sono diventati sempre più precisi.
I test che rilevano gli anticorpi anti-borrelia nel siero sono :
test ELISA (immunoassorbanza enzimatica su cellule intere)
test IFA (immunoassorbanza di anticorpi immunofluorescenti)
test Western blot
test anticorpale C6
Test ELISA ed IFA
I titoli anticorpali individuati dai test ELISA ed IFA aumentano entro 4-6
settimane dall'esposizione alla borrelia.
Questi esami sono quelli più tradizionali ma anche quelli meno precisi
perché dotati di alta sensibilità ma di bassa specificità con la conseguenza
di avere numerosi falsi positivi (animali che risultano malati ma che sono
in effetti sani).
La bassa specificità di ELISA ed IFA è dovuta a diversi fattori :
- il titolo anticorpale rimane elevato per molto tempo dopo l'esposizione
dell'animale alla borrelia e indica che il soggetto è venuto a contatto con
il germe ma non che i segni clinici siano necessariamente legati alla
borrelia.
- vi può essere reattività crociata con altri microrganismi differenti da borrelia
- titolazioni anticorpali effettuate a distanza di tempo non aiutano a
valutare l'effetto della terapia (es. diminuzione evidente degli anticorpi)
in quanto gli anticorpi tendono a rimanere elevati anche dopo la cura.
- mentre nell'uomo le immunoglobuline M compaiono abbastanza
precocemente nel sangue e sono un indice di infezione acuta, nel cane
queste immunoglobuline persistono per lungo tempo anche in assenza
della forma acuta della malattia.
- i test ELISA ed IFA non distinguono gli anticorpi prodotti in seguito alla
malattia naturale da quelli prodotti con la vaccinazione.
La mancanza di anticorpi anti-borrelia (titolo negativo) è invece un riscontro
più specifico in quanto il rilievo di falsi negativi (animali che risultano sani
ma che sono effettivamente malati ) è raro.
Quindi un titolo negativo in presenza di segni clinici anche riferibili alla
borelliosi esclude con buona probabilità la malattia.
In presenza di test ELISA ed IFA positivi o incerti, è quindi necessario
procedere con esami sierologici più precisi (Western blot o test degli
anticorpi C6).
Western Blot
Il test western blot rivela gli anticorpi prodotti verso le lipoproteine della
membrana esterna (osp) della borrelia.
Con questo esame possiamo ottenere :
- la distinzione tra gli anticorpi prodotti con la malattia naturale e quelli prodotti
con la vaccinazione
- la riduzione della reattività crociata con altri microrganismi
Test degli anticorpi C6
Gli anticorpi C6 sono prodotti verso la regione 6 della superficie esterna della
borrelia già dopo tre settimane dall'esposizione al germe.
Il test individua quindi l'infezione acuta con pochi soggetti falsi positivi ed
inoltre distingue gli anticorpi da infezione naturale da quelli vaccinali (test
C6 qualitativo).
Il test C6 quantitativo, oltre a dare una stima della carica delle borrelie
presenti nell'organismo, riesce a misurare il titolo anticorpale prima e dopo
il trattamento antibiotico. Una terapia efficace diminuisce in genere il titolo
del 50% dopo tre mesi.
E' quindi consigliato ripetere questo esame dopo 3-6 mesi dall'inizio della cura.
Altri esami
PCR (reazione a catena della polimerasi)
Questo esame, che rileva il DNA della borrelia, viene effettuato su campioni
di liquido o tessuto ed i risultati migliori si ottengono quando è eseguito su
biopsie cutanee vicino alla zona della puntura della zecca o alla prima
articolazione colpita.
E' un esame poco sensibile perché sono frequenti i falsi negativi (il cane
risulta sano ma in effetti è malato) per la distribuzione variabile della borrelia
nell'organismo.
Esame colturale
E' piuttosto difficile fare crescere la borrelia in coltura ma si ottengono esiti
migliori se si utilizza del tessuto cutaneo vicino alla zona della puntura della
zecca.
Una coltura positiva pemette una diagnosi definitiva.
Gli esami sottodescritti vengono effettuati normalmente solo nel cane.
Esami sierologici anticorpali
Non esiste un test sierologico che permetta la diagnosi certa della borreliosi
anche se negli ultimi anni questi esami sono diventati sempre più precisi.
I test che rilevano gli anticorpi anti-borrelia nel siero sono :
test ELISA (immunoassorbanza enzimatica su cellule intere)
test IFA (immunoassorbanza di anticorpi immunofluorescenti)
test Western blot
test anticorpale C6
Test ELISA ed IFA
I titoli anticorpali individuati dai test ELISA ed IFA aumentano entro 4-6
settimane dall'esposizione alla borrelia.
Questi esami sono quelli più tradizionali ma anche quelli meno precisi
perché dotati di alta sensibilità ma di bassa specificità con la conseguenza
di avere numerosi falsi positivi (animali che risultano malati ma che sono
in effetti sani).
La bassa specificità di ELISA ed IFA è dovuta a diversi fattori :
- il titolo anticorpale rimane elevato per molto tempo dopo l'esposizione
dell'animale alla borrelia e indica che il soggetto è venuto a contatto con
il germe ma non che i segni clinici siano necessariamente legati alla
borrelia.
- vi può essere reattività crociata con altri microrganismi differenti da borrelia
- titolazioni anticorpali effettuate a distanza di tempo non aiutano a
valutare l'effetto della terapia (es. diminuzione evidente degli anticorpi)
in quanto gli anticorpi tendono a rimanere elevati anche dopo la cura.
- mentre nell'uomo le immunoglobuline M compaiono abbastanza
precocemente nel sangue e sono un indice di infezione acuta, nel cane
queste immunoglobuline persistono per lungo tempo anche in assenza
della forma acuta della malattia.
- i test ELISA ed IFA non distinguono gli anticorpi prodotti in seguito alla
malattia naturale da quelli prodotti con la vaccinazione.
La mancanza di anticorpi anti-borrelia (titolo negativo) è invece un riscontro
più specifico in quanto il rilievo di falsi negativi (animali che risultano sani
ma che sono effettivamente malati ) è raro.
Quindi un titolo negativo in presenza di segni clinici anche riferibili alla
borelliosi esclude con buona probabilità la malattia.
In presenza di test ELISA ed IFA positivi o incerti, è quindi necessario
procedere con esami sierologici più precisi (Western blot o test degli
anticorpi C6).
Western Blot
Il test western blot rivela gli anticorpi prodotti verso le lipoproteine della
membrana esterna (osp) della borrelia.
Con questo esame possiamo ottenere :
- la distinzione tra gli anticorpi prodotti con la malattia naturale e quelli prodotti
con la vaccinazione
- la riduzione della reattività crociata con altri microrganismi
Test degli anticorpi C6
Gli anticorpi C6 sono prodotti verso la regione 6 della superficie esterna della
borrelia già dopo tre settimane dall'esposizione al germe.
Il test individua quindi l'infezione acuta con pochi soggetti falsi positivi ed
inoltre distingue gli anticorpi da infezione naturale da quelli vaccinali (test
C6 qualitativo).
Il test C6 quantitativo, oltre a dare una stima della carica delle borrelie
presenti nell'organismo, riesce a misurare il titolo anticorpale prima e dopo
il trattamento antibiotico. Una terapia efficace diminuisce in genere il titolo
del 50% dopo tre mesi.
E' quindi consigliato ripetere questo esame dopo 3-6 mesi dall'inizio della cura.
Altri esami
PCR (reazione a catena della polimerasi)
Questo esame, che rileva il DNA della borrelia, viene effettuato su campioni
di liquido o tessuto ed i risultati migliori si ottengono quando è eseguito su
biopsie cutanee vicino alla zona della puntura della zecca o alla prima
articolazione colpita.
E' un esame poco sensibile perché sono frequenti i falsi negativi (il cane
risulta sano ma in effetti è malato) per la distribuzione variabile della borrelia
nell'organismo.
Esame colturale
E' piuttosto difficile fare crescere la borrelia in coltura ma si ottengono esiti
migliori se si utilizza del tessuto cutaneo vicino alla zona della puntura della
zecca.
Una coltura positiva pemette una diagnosi definitiva.
venerdì 2 giugno 2017
Bartonellosi e cuore nel cane e nel gatto - prima parte
La bartonellosi è una malattia infettiva sostenuta da batteri gram negativi
della famiglia delle bartonellaceae che colpisce l'uomo, il gatto, il cane ed altri
animali per mezzo di artropodi vettori (es. pulci, zecche, pidocchi).
Sono state individuate almeno otto specie di bartonella patogene per l'uomo
ed almeno cinque patogene per il cane ed il gatto.
La bartonellosi è una zoonosi.
Le bartonelle, una volta entrate nell'organismo, vanno ad infettare i globuli
rossi (eritrociti) e le cellule epiteliali dei vasi sanguigni rimanendo in queste
strutture per lunghi periodi sia nel gatto e sia nel cane.
Infezione nel gatto
Il gatto è considerato un animale reservoir (serbatoio) della malattia
e la maggior parte dei soggetti non ha sintomi clinici.
Le specie infettanti sono almeno quattro (Bartonella henselae, la più importante,
Bartonella clarridgeiae, Bartonella koehlerae e Bartonella vinsonii berkhoffii).
In uno studio di qualche anno fa la sieropositività al batterio nei gatti del
Nord Italia era superiore al 20% ma in regioni a clima caldo umido
può arrivare al 70%.
Le pulci infettate dalla bartonella fungono da vettore e sono indispensabili
per mantenere l'infezione.
Le pulci si contagiano quando compiono un pasto su un gatto infetto ed
ingeriscono il sangue contenente le bartonelle. I germi si moltiplicano
nell'apparato digerente delle pulci e vengono eliminati con gli escrementi
nei quali le bartonelle sopravvivono per parecchi giorni.
La malattia si trasmette tra i gatti con l'inoculazione intrademica degli
escrementi di pulci contagiate.
La patologia non si trasmette in assenza dell'insetto.
Il gatto infetta l'uomo od altre specie animali con il graffio o meno
frequentemente con il morso in quanto le bartonelle sono presenti
sulle unghie e sui denti del felino inquinati dalle feci delle pulci.
I gatti infettati presentano di solito una batteriemia (germi nel sangue) che
può durate a lungo ed è più frequente nei soggetti giovani ed in quelli randagi.
Bartonella henselae trasmette all'uomo con il graffio e meno frequentemente
con il morso o con la contaminazione delle ferite con feci di pulci infette,
la cosiddetta "malattia del graffio".
della famiglia delle bartonellaceae che colpisce l'uomo, il gatto, il cane ed altri
animali per mezzo di artropodi vettori (es. pulci, zecche, pidocchi).
Sono state individuate almeno otto specie di bartonella patogene per l'uomo
ed almeno cinque patogene per il cane ed il gatto.
La bartonellosi è una zoonosi.
Le bartonelle, una volta entrate nell'organismo, vanno ad infettare i globuli
rossi (eritrociti) e le cellule epiteliali dei vasi sanguigni rimanendo in queste
strutture per lunghi periodi sia nel gatto e sia nel cane.
Infezione nel gatto
Il gatto è considerato un animale reservoir (serbatoio) della malattia
e la maggior parte dei soggetti non ha sintomi clinici.
Le specie infettanti sono almeno quattro (Bartonella henselae, la più importante,
Bartonella clarridgeiae, Bartonella koehlerae e Bartonella vinsonii berkhoffii).
In uno studio di qualche anno fa la sieropositività al batterio nei gatti del
Nord Italia era superiore al 20% ma in regioni a clima caldo umido
può arrivare al 70%.
Le pulci infettate dalla bartonella fungono da vettore e sono indispensabili
per mantenere l'infezione.
Le pulci si contagiano quando compiono un pasto su un gatto infetto ed
ingeriscono il sangue contenente le bartonelle. I germi si moltiplicano
nell'apparato digerente delle pulci e vengono eliminati con gli escrementi
nei quali le bartonelle sopravvivono per parecchi giorni.
La malattia si trasmette tra i gatti con l'inoculazione intrademica degli
escrementi di pulci contagiate.
La patologia non si trasmette in assenza dell'insetto.
Il gatto infetta l'uomo od altre specie animali con il graffio o meno
frequentemente con il morso in quanto le bartonelle sono presenti
sulle unghie e sui denti del felino inquinati dalle feci delle pulci.
I gatti infettati presentano di solito una batteriemia (germi nel sangue) che
può durate a lungo ed è più frequente nei soggetti giovani ed in quelli randagi.
Bartonella henselae trasmette all'uomo con il graffio e meno frequentemente
con il morso o con la contaminazione delle ferite con feci di pulci infette,
la cosiddetta "malattia del graffio".
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