La terapia principale della toxoplasmosi è quella antimicrobica.
Tra gli altri presidi utilizzati vi sono i glucocorticoidi, gli anticonvulsivanti
e le soluzioni reidratanti.
Antimicrobici
Clindamicina
La clindamicina è l'agente antimicrobico di scelta nel cane e nel gatto.
Il dosaggio nel gatto è di 10-12 mg/Kg per via orale ogni 12 ore per quattro
settimane e di 12-25 mg/Kg per via intramuscolare ogni 12 ore mentre nel
cane è somministrata a 10-20 mg/Kg per via orale ogni 12 ore per quattro
settimane.
Un miglioramento clinico è in genere già evidente dopo 24-48 ore di terapia.
La clindamicina attraversa la barriera emato-encefalica e la barriera
emato-oculare.
I pricipali effetti collaterali sono l'anoressia, il vomito e la diarrea.
Trimetoprim-sulfamidico
L'associazione trimetoprim-sulfamidico viene specialmente utilizzata in animali
che non tollerano la clindamicina.
Il dosaggio nel cane e nel gatto è di 15 mg/Kg per via orale ogni 12 ore per
quattro settimane.
Questo farmaco è gravato da diversi effetti collaterali più evidenti nel gatto
tra cui :
- mielosoppressione che porta ad anemia, leucopenia e trombocitopenia
- cheratocongiuntivite secca
- malattie da immunocomplessi come poliartite, leucopenia, trombocitopenia,
orticaria (soprattutto dobermann e altre razze di taglia grande)
- insufficienza renale
- epatite (predisposto specialmente il dobermann)
- sintomi gastroenterici (vomito, diarrea)
Azitromicina
Si è dimostrata efficace nel cane e nel gatto.
Il dosaggio dell'azitromicina è 7.5 mg/Kg per via orale ogni 12 ore nel cane
e 10 mg/Kg per via orale ogni 24 ore nel gatto.
E' stato consigliato di somministrarla per quattro settimane consecutive.
Pirimetamina-sulfamidico
Questa associazione viene utilizzata per la cura della toxoplasmosi umana.
Nel cane e nel gatto, pur essendo efficace, non è raccomandata da alcuni
autori perché gravata da troppi effetti collaterali specialmente nel gatto.
Il dosaggio della pirimetamina è 0.25-0.50 mg/Kg per via orale ogni 12 ore
sia nel gatto sia nel cane.
Ponazuril
E' stato utilizzato con successo nel cane al dosaggio di 20 mg/Kg al giorno
per via orale per quattro settimane.
Glucocorticoidi
Vengono impiegati in presenza di uveite sia per via topica (es. prednisone
collirio al 1% ogni 6-8 ore per 2 settimane) sia per via sistemica (generale)
con uveite persistente o recidivante e con contemporanea terapia antimicrobica.
Anticonvulsivanti
Sono somministrati ai soggetti con segni neurologici.
sabato 29 luglio 2017
sabato 22 luglio 2017
Malattia di Lyme (borreliosi) e cuore nel cane e nel gatto - quinta parte
La prevenzione della borreliosi può essere compiuta con :
1) controllo ambientale delle zecche
2) controllo della persona
3) controllo del cane e del gatto
Controllo ambientale delle zecche
a) controllo degli animali selvatici che sono serbatoio della borrelia
(es. roditori) o che diffondono grandi quantità di zecche (es. cervi)
In genere questo tipo di gestione è difficile da attuare.
b) l'utilizzo di acaricidi su aree particolarmente estese risulta complicato
da effettuare ed inoltre il rischio di contaminazione ambientale può
essere elevato.
In aree più piccole :
- tagliare con regolarità l'erba in particolare alla base delle piante
e dei cespugli.
- rimuovere rifiuti e detriti
- costruire recinzioni per evitare l'ingresso di animali selvatici
- eventuali disinfestazioni effettuate da personale qualificato
Controllo della persona
a) coprirsi adeguatamente quando ci si reca in zone a rischio per le zecche
utilizzando pantaloni lunghi inseriti nelle calze, camicie a maniche lunghe,
scarpe alte o stivali e comunque vestiti chiari per individuare meglio le
zecche.
b) usare repellenti sulle parti cutanee scoperte e acaricidi-repellenti sui vestiti
c) non entrare nell'erba alta ed evitare di toccarla ai margini di strade e sentieri,
non frequentare zone con vegetazione folta e non sedersi sull'erba.
d) dopo essere stati in una zona a rischio, esaminare il proprio corpo per
rilevare o meno la presenza di zecche od i segni del loro morso.
Controllare anche gli abiti indossati e lavarli al più presto con acqua calda.
e) le zecche infisse nella cute vanno prontamente rimosse con una pinzetta.
I parassiti non devono essere schiacciati ma bruciati e la ferita va pulita e
disinfettata.
f) attualmente non esiste nell'uomo un vaccino contro la borreliosi.
Controllo del cane del gatto
a) evitare di portare cani e gatti in zone abitualmente infestate da zecche.
b) se la profilassi non è stata ancora eseguita, trattare gli animali con
acaricidi-repellenti approvati per la specie prima di andare in zone
a rischio.
Bisogna sottolineare che cani e gatti possono contrarre le zecche
anche in città ed è quindi buona norma fare una profilassi regolare.
c) cani e gatti contraggono dalle zecche non solo la borreliosi ma pure
altre importanti malattie (es. babesiosi, ehrlichiosi, emobartonellosi).
d) controllare l'animale ogni giorno per le zecche, specialmente se vive
anche all'aperto. Ispezionare i luoghi di ricovero (cucce, box) ed
eventualmente trattarli con acaricidi.
Controllare l'animale dopo che è stato in zone a rischio.
e) estrarre dalla cute le zecche presenti con una pinzetta (ci sono quelle
apposta per zecche) e disinfettare la ferita
d) nel cane esistono vaccini contro la borreliosi
1) controllo ambientale delle zecche
2) controllo della persona
3) controllo del cane e del gatto
Controllo ambientale delle zecche
a) controllo degli animali selvatici che sono serbatoio della borrelia
(es. roditori) o che diffondono grandi quantità di zecche (es. cervi)
In genere questo tipo di gestione è difficile da attuare.
b) l'utilizzo di acaricidi su aree particolarmente estese risulta complicato
da effettuare ed inoltre il rischio di contaminazione ambientale può
essere elevato.
In aree più piccole :
- tagliare con regolarità l'erba in particolare alla base delle piante
e dei cespugli.
- rimuovere rifiuti e detriti
- costruire recinzioni per evitare l'ingresso di animali selvatici
- eventuali disinfestazioni effettuate da personale qualificato
Controllo della persona
a) coprirsi adeguatamente quando ci si reca in zone a rischio per le zecche
utilizzando pantaloni lunghi inseriti nelle calze, camicie a maniche lunghe,
scarpe alte o stivali e comunque vestiti chiari per individuare meglio le
zecche.
b) usare repellenti sulle parti cutanee scoperte e acaricidi-repellenti sui vestiti
c) non entrare nell'erba alta ed evitare di toccarla ai margini di strade e sentieri,
non frequentare zone con vegetazione folta e non sedersi sull'erba.
d) dopo essere stati in una zona a rischio, esaminare il proprio corpo per
rilevare o meno la presenza di zecche od i segni del loro morso.
Controllare anche gli abiti indossati e lavarli al più presto con acqua calda.
e) le zecche infisse nella cute vanno prontamente rimosse con una pinzetta.
I parassiti non devono essere schiacciati ma bruciati e la ferita va pulita e
disinfettata.
f) attualmente non esiste nell'uomo un vaccino contro la borreliosi.
Controllo del cane del gatto
a) evitare di portare cani e gatti in zone abitualmente infestate da zecche.
b) se la profilassi non è stata ancora eseguita, trattare gli animali con
acaricidi-repellenti approvati per la specie prima di andare in zone
a rischio.
Bisogna sottolineare che cani e gatti possono contrarre le zecche
anche in città ed è quindi buona norma fare una profilassi regolare.
c) cani e gatti contraggono dalle zecche non solo la borreliosi ma pure
altre importanti malattie (es. babesiosi, ehrlichiosi, emobartonellosi).
d) controllare l'animale ogni giorno per le zecche, specialmente se vive
anche all'aperto. Ispezionare i luoghi di ricovero (cucce, box) ed
eventualmente trattarli con acaricidi.
Controllare l'animale dopo che è stato in zone a rischio.
e) estrarre dalla cute le zecche presenti con una pinzetta (ci sono quelle
apposta per zecche) e disinfettare la ferita
d) nel cane esistono vaccini contro la borreliosi
sabato 15 luglio 2017
Virus della sindrome di immunodeficienza felina, miocardite e cardiomiopatia ipertrofica nel gatto
Un recente lavoro ha dimostrato la presenza del virus dell'immunodeficienza
felina nel miocardio di cinque gatti con malattia cardiaca.
E' la prima volta che questo virus viene isolato nel cuore del felino e si ipotizza
che possa causare miocardite e cardiomiopatia ipertrofica.
Il riassunto del lavoro (in inglese) può essere letto cliccando sul sottostante link :
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26797583
felina nel miocardio di cinque gatti con malattia cardiaca.
E' la prima volta che questo virus viene isolato nel cuore del felino e si ipotizza
che possa causare miocardite e cardiomiopatia ipertrofica.
Il riassunto del lavoro (in inglese) può essere letto cliccando sul sottostante link :
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26797583
venerdì 14 luglio 2017
Bartonellosi e cuore nel cane e nel gatto - terza parte
La diagnosi della bartonellosi deve essere formulata prendendo
in considerazione :
1) manifestazioni cliniche riferibili alla bartonella
2) positività ai test diagnostici
3) esclusione di altre cause responsabili dei segni clinici
4) risposta alla terapia
Esami diagnostici utilizzati nella bartonellosi
Vengono eseguiti su soggetti che presentano sintomi clinici riferibili alla
bartonellosi o su cani e gatti di persone con segni compatibili con la
malattia o immunodepresse o su gatti donatori di sangue.
Emocoltura
La bartonella non è un batterio facile da coltivare.
Per osservare la sua crescita sono necessarie in media 1-3 settimane
e possono essere richieste ripetute colture.
L'isolamento del germe è mediamente del 40% nel gatto (sia infetto, sia
malato) e con percentuali minori nel cane.
PCR
La PCR è effettuata su sangue, tessuti, liquido cefalorachidiano e umore
acqueo. Presenta una discreta specificità (capacità di individuare i soggetti
sani) ma un bassa sensibilità (capacità di individuare soggetti malati).
L'effettuazione sia dell'emocoltura e sia della PCR aumenta la sensibilità
degli esami (in particolare utilizzando terreno prearricchito BAPGM).
Esami sierologici
Gli anticorpi antibartonella compaiono dopo circa 10-14 giorni dall'infezione
e possono perdurare per lunghi periodi. La presenza di anticorpi dimostra solo
che cani e gatti sono venuti a contatto con la bartonella mentre, per la diagnosi
di malattia in corso, è più significativo un aumento del loro titolo in due prelievi
effettuati a distanza di 10-14 giorni.
Nel cane con sintomi clinici la positività anticorpale è un segno probabile di
malattia in quanto gli anticorpi anti bartonella sono difficili da trovare sia nei
cani infetti (senza sintomi) sia nei cani malati.
Risposta al trattamento (diagnosi ex juvantibus)
Una risposta positiva alla terapia specifica per la bartonellosi può aiutare nella
diagnosi della malattia.
Bisogna però tenere presente che gli antibiotici attivi contro la bartonella
sono anche efficaci contro altri batteri che danno sintomi clinici simili.
in considerazione :
1) manifestazioni cliniche riferibili alla bartonella
2) positività ai test diagnostici
3) esclusione di altre cause responsabili dei segni clinici
4) risposta alla terapia
Esami diagnostici utilizzati nella bartonellosi
Vengono eseguiti su soggetti che presentano sintomi clinici riferibili alla
bartonellosi o su cani e gatti di persone con segni compatibili con la
malattia o immunodepresse o su gatti donatori di sangue.
Emocoltura
La bartonella non è un batterio facile da coltivare.
Per osservare la sua crescita sono necessarie in media 1-3 settimane
e possono essere richieste ripetute colture.
L'isolamento del germe è mediamente del 40% nel gatto (sia infetto, sia
malato) e con percentuali minori nel cane.
PCR
La PCR è effettuata su sangue, tessuti, liquido cefalorachidiano e umore
acqueo. Presenta una discreta specificità (capacità di individuare i soggetti
sani) ma un bassa sensibilità (capacità di individuare soggetti malati).
L'effettuazione sia dell'emocoltura e sia della PCR aumenta la sensibilità
degli esami (in particolare utilizzando terreno prearricchito BAPGM).
Esami sierologici
Gli anticorpi antibartonella compaiono dopo circa 10-14 giorni dall'infezione
e possono perdurare per lunghi periodi. La presenza di anticorpi dimostra solo
che cani e gatti sono venuti a contatto con la bartonella mentre, per la diagnosi
di malattia in corso, è più significativo un aumento del loro titolo in due prelievi
effettuati a distanza di 10-14 giorni.
Nel cane con sintomi clinici la positività anticorpale è un segno probabile di
malattia in quanto gli anticorpi anti bartonella sono difficili da trovare sia nei
cani infetti (senza sintomi) sia nei cani malati.
Risposta al trattamento (diagnosi ex juvantibus)
Una risposta positiva alla terapia specifica per la bartonellosi può aiutare nella
diagnosi della malattia.
Bisogna però tenere presente che gli antibiotici attivi contro la bartonella
sono anche efficaci contro altri batteri che danno sintomi clinici simili.
venerdì 7 luglio 2017
Toxoplasmosi e cuore nel cane e nel gatto - quarta parte
La diagnosi della toxoplasmosi si basa principalmente su :
1- segni clinici riferibili alla malattia
2- presenza di anticorpi anti toxoplasma nel sangue
3- risposta positiva alla terapia contro il toxoplasma
4- esclusione di altre malattie che causano segni clinici
simili alla toxoplasmosi
Quindi gli esami diagnostici che si effettuano sono i seguenti :
Esame delle feci (esame coprologico) (gatto)
L'esame coprologico è eseguito per rilevare le oocisti del toxoplasma.
Purtroppo non è un esame affidabile in quanto l'eliminazione delle oocisti
con le feci è intermittente e dura solo 1-2 settimane dopo l'esposizione
quando non sono ancora comparsi i sintomi clinici.
Inoltre le oocisti del toxoplasma possono essere confuse con quelle
di altri protozoi.
Per migliorare l'affidabilità dell'esame, è stato consigliato di prelevare
campioni di feci per tre giorni consecutivi.
Quindi un risultato coprologico negativo non esclude l'infezione da
toxoplasma.
Esame del sangue (gatto, cane)
L'esame del sangue mostra alterazioni che sono presenti anche in altre .
patologie (variazioni non specifiche).
L'esame emocromocitometrico può rilevare anemia non rigenerativa e
leucocitosi. In alcuni gatti, gravemente malati, si osserva panleucopenia.
L'esame ematochimico può evidenziare diminuzione delle proteine plasmatiche
(ipoproteinemia) con decremento delle albumine e aumento delle globuline.
Inoltre anche crescita delle transaminasi epatiche (ALT, AST), della fosfatasi
alcalina (ALP), della amilasi e della lipasi.
L'esame delle urine può rilevare proteinuria e bilirubinuria.
Le radiografie toraciche (cane, gatto) mostrano spesso infiltrati interstiziali
e alveolari e versamento pleurico, quelle addominali linfoadenopatia
mesenterica, epatomegalia e versamento addominale (ascite).
Esame sierologico (gatto, cane)
Immunoglobuline G (IgG) anti toxoplasma
La sieropositività è molto elevata nei gatti (30% circa della popolazione totale)
e quindi molto spesso non indica la malattia attiva ma infezioni precedenti
(le IgG possono )persistere per mesi o anni).
Le Ig G sono rilevabili in genere dalla seconda settimana post esposizione.
Un incremento di quattro volte del loro titolo nel giro di 2-3 settimane
suggerisce la presenza di un'infezione attiva del toxoplasma.
Immunoglobuline M (IgM) anti toxoplasma
Le Ig M sono più specifiche per la presenza di infezione attiva (nell'80%
circa dei gatti malati) in quanto tendono a comparire dopo 1-2 settimane
post esposizione, con un picco dopo 3-6 settimane e nella maggior parte
dei gatti non sono più rilevabili dopo le 12 settimane.
Un elevato titolo di IgM ed un titolo basso o negativo di IgG depone per la
presenza di infezione attiva.
PCR (gatto, cane)
La PCR identifica il DNA del parassita e viene eseguita sul liquido del lavaggio
bronchiale, sull'umore acqueo, sul liquido cefalorachidiano e sul sangue in
presenza rispettivamente di segni respiratori, oculari, neurologici o di febbre.
Una positività alla PCR non sempre indica infezione perché l'esame può
essere positivo anche in animali sani.
Un esame negativo non esclude invece l'infezione.
Pertento il risultato deve essere interpretato anche in relazione alle
manifestazioni cliniche della malattia.
Esame istologico (gatto, cane)
Viene effettuato su campioni provenienti dagli organi colpiti (linfonodi, fegato,
polmone, cuore, sistema nervoso).
1- segni clinici riferibili alla malattia
2- presenza di anticorpi anti toxoplasma nel sangue
3- risposta positiva alla terapia contro il toxoplasma
4- esclusione di altre malattie che causano segni clinici
simili alla toxoplasmosi
Quindi gli esami diagnostici che si effettuano sono i seguenti :
Esame delle feci (esame coprologico) (gatto)
L'esame coprologico è eseguito per rilevare le oocisti del toxoplasma.
Purtroppo non è un esame affidabile in quanto l'eliminazione delle oocisti
con le feci è intermittente e dura solo 1-2 settimane dopo l'esposizione
quando non sono ancora comparsi i sintomi clinici.
Inoltre le oocisti del toxoplasma possono essere confuse con quelle
di altri protozoi.
Per migliorare l'affidabilità dell'esame, è stato consigliato di prelevare
campioni di feci per tre giorni consecutivi.
Quindi un risultato coprologico negativo non esclude l'infezione da
toxoplasma.
Esame del sangue (gatto, cane)
L'esame del sangue mostra alterazioni che sono presenti anche in altre .
patologie (variazioni non specifiche).
L'esame emocromocitometrico può rilevare anemia non rigenerativa e
leucocitosi. In alcuni gatti, gravemente malati, si osserva panleucopenia.
L'esame ematochimico può evidenziare diminuzione delle proteine plasmatiche
(ipoproteinemia) con decremento delle albumine e aumento delle globuline.
Inoltre anche crescita delle transaminasi epatiche (ALT, AST), della fosfatasi
alcalina (ALP), della amilasi e della lipasi.
L'esame delle urine può rilevare proteinuria e bilirubinuria.
Le radiografie toraciche (cane, gatto) mostrano spesso infiltrati interstiziali
e alveolari e versamento pleurico, quelle addominali linfoadenopatia
mesenterica, epatomegalia e versamento addominale (ascite).
Esame sierologico (gatto, cane)
Immunoglobuline G (IgG) anti toxoplasma
La sieropositività è molto elevata nei gatti (30% circa della popolazione totale)
e quindi molto spesso non indica la malattia attiva ma infezioni precedenti
(le IgG possono )persistere per mesi o anni).
Le Ig G sono rilevabili in genere dalla seconda settimana post esposizione.
Un incremento di quattro volte del loro titolo nel giro di 2-3 settimane
suggerisce la presenza di un'infezione attiva del toxoplasma.
Immunoglobuline M (IgM) anti toxoplasma
Le Ig M sono più specifiche per la presenza di infezione attiva (nell'80%
circa dei gatti malati) in quanto tendono a comparire dopo 1-2 settimane
post esposizione, con un picco dopo 3-6 settimane e nella maggior parte
dei gatti non sono più rilevabili dopo le 12 settimane.
Un elevato titolo di IgM ed un titolo basso o negativo di IgG depone per la
presenza di infezione attiva.
PCR (gatto, cane)
La PCR identifica il DNA del parassita e viene eseguita sul liquido del lavaggio
bronchiale, sull'umore acqueo, sul liquido cefalorachidiano e sul sangue in
presenza rispettivamente di segni respiratori, oculari, neurologici o di febbre.
Una positività alla PCR non sempre indica infezione perché l'esame può
essere positivo anche in animali sani.
Un esame negativo non esclude invece l'infezione.
Pertento il risultato deve essere interpretato anche in relazione alle
manifestazioni cliniche della malattia.
Esame istologico (gatto, cane)
Viene effettuato su campioni provenienti dagli organi colpiti (linfonodi, fegato,
polmone, cuore, sistema nervoso).
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