Intensità del soffio
L'intensità del soffio è stabilita in base ad una scala formata da sei
gradi (classificazione di Levine) :
grado I soffio molto debole che è udibile solo in un ambiente silenzioso
e dopo un certo periodo di attenta ascoltazione
grado II soffio debole ma udito facilmente
grado III soffio di intensità moderata che viene percepito bene
grado IV soffio forte ma con fremito assente
grado V soffio intenso con fremito palpabile
grado VI soffio forte con fremito palpabile che può essere udito anche
con il fonendoscopio sollevato dal torace
Punto di massima intensità
Il punto di massima intensità può essere indicato dalla sua localizzazione
(emitorace destro o sinistro, spazio intercostale, base o apice del cuore, area
valvolare dove il soffio viene percepito più intenso).
Propagazione (irraggiamento, trasmissibilità)
La propagazione è la possibilità di rilevare un soffio ad una certa distanza dal
punto di massima intensità. L'area di irraggiamento può essere anche estesa
e pertanto è consigliabile eseguire l'ascoltazione cardiaca su tutto il torace ed
anche sulle arterie carotidi.
Frequenza (qualità, timbro)
Il soffio può presentare una frequenza variabile (es.alta, bassa) ed una qualità
(timbro) differente (es.dolce, rude, aspra, sibilante, musicale).
domenica 4 novembre 2018
venerdì 5 ottobre 2018
L'ipertensione polmonare nel cane e nel gatto - seconda parte
Ipertensione polmonare precapillare e postcapillare
Le cause principali di ipertensione precapillare sono :
1) ipertensione primaria
2) ipossia (diminuzione dell'ossigeno)
3) cardiopatie congenite
4) malattie polmonari croniche
5) tromboembolismo polmonare
Le cause principali di ipertensione postcapillare sono :
1) malattie della valvola mitrale ed aortica
2) cardiomiopatie (malattie del muscolo cardiaco)
3) malattie delle vene polmonari ed altre
malattie del cuore sinistro
Classificazione clinica dell'ipertensione polmonare
Secondo le linee guida della medicina umana, l'ipertensione polmonare viene
classificata in cinque gruppi. Questa classificazione è valida anche per il cane
ed il gatto.
1) Ipertensione arteriosa polmonare
2) Ipertensione da malattie del cuore sinistro
3) Ipertensione polmonare da malattie polmonari
e da ipossia
4) Ipertensione polmonare da malattie
tromboemboliche
5) Ipertensione polmonare da altre cause
Classificazione funzionale dell'ipertensione polmonare
In medicina umana nel 1998 è stata adottata una classificazione funzionale in
base alla gravità dell'ipertensione polmonare capace di produrre sintomi clinici.
Questa classificazione può essere utilizzata anche nel cane.
Classe I soggetti che non hanno una diminuzione dell'attività fisica
sotto sforzo e non manifestano sintomi
Classe II soggetti che si presentano normali a riposo e che hanno
una moderata diminuzione dell'attività fisica con comparsa
di sintomi (affaticamento, dispnea, dolore toracico, sincope)
Classe III soggetti che si presentano normali a riposo ma che manifestano
sintomi con minima attività fisica
Classe IV soggetti che sono sintomatici anche a riposo e che possono
evidenziare insufficienza cardiaca destra secondaria a
ipertensione polmonare
sabato 8 settembre 2018
Il soffio al cuore nel cane - prima parte
Il soffio cardiaco viene classificato in base a diverse caratteristiche :
1) configurazione o forma
2) collocazione temporale all'interno del ciclo cardiaco
3) intensità
4) punto di massima intensità
5) propagazione (irraggiamento)
6) frequenza (qualità, tonalità)
Configurazione o forma
I soffi cardiaci assumono una forma particolare quando sono registrati
graficamente con il fonocardiografo :
- soffio a plateau
- soffio in crescendo-descrescendo
- soffio in decrescendo
- soffio continuo
Il soffio a plateau è quello prodotto dall'insufficienza delle valvole
atrioventricolari (mitrale, tricuspide) ed inizia al primo tono cardiaco
S1 (chiusura di queste valvole), si mantiene costante per tutta la sistole
e dura fino al secondo tono S2 (chiusura delle valvole semilunari aortica
e polmonare).
Il soffio in crescendo- decrescendo è tipico dei soffi d'eiezione e si presenta
di solito per un ostacolo all'espulsione del sangue dal cuore (es. stenosi aortica,
stenosi polmonare).
Il soffio in crescendo-decrescendo aumenta di intensità fino a circa la metà
della sistole per poi gradualmente diminuire.
Il soffio in decrescendo inizia forte per poi diminuire progressivamente.
Il soffio continuo è presente sia durante la sistole sia durante la diastole
(es. dotto arterioso pervio) con aumento relativo dell'intensità durante la
sistole.
Collocazione temporale nel ciclo cardiaco
In base alla comparsa temporale il soffio è classificato come sistolico,
diastolico o sisto-diastolico.
a) soffio sistolico
può insorgere all'inizio della sistole (protosistolico), a metà della sistole
(mesosistolico) o alla fine della sistole (telesistolico).
Può anche durare per tutta la sistole (olosistolico).
b) soffio diastolico
in genere compare all'inizio della diastole (protodiastolico) o alla fine
della diastole (telediastolico o presistolico) o può durare per tutta la
diastole (olodiastolico).
c) soffio sisto-diastolico
persiste per tutto il ciclo cardiaco
Ciclo cardiaco : è determinato dal susseguirsi delle due fasi della sistole
e della diastole
Sistole : periodo del ciclo cardiaco nel quale gli atri o i ventricoli si
contraggono ed espellono il sangue.
Diastole : periodo del ciclo cardiaco nel quale gli atri o i ventricoli
si rilasciano e si riempiono di sangue.
1) configurazione o forma
2) collocazione temporale all'interno del ciclo cardiaco
3) intensità
4) punto di massima intensità
5) propagazione (irraggiamento)
6) frequenza (qualità, tonalità)
Configurazione o forma
I soffi cardiaci assumono una forma particolare quando sono registrati
graficamente con il fonocardiografo :
- soffio a plateau
- soffio in crescendo-descrescendo
- soffio in decrescendo
- soffio continuo
Il soffio a plateau è quello prodotto dall'insufficienza delle valvole
atrioventricolari (mitrale, tricuspide) ed inizia al primo tono cardiaco
S1 (chiusura di queste valvole), si mantiene costante per tutta la sistole
e dura fino al secondo tono S2 (chiusura delle valvole semilunari aortica
e polmonare).
Il soffio in crescendo- decrescendo è tipico dei soffi d'eiezione e si presenta
di solito per un ostacolo all'espulsione del sangue dal cuore (es. stenosi aortica,
stenosi polmonare).
Il soffio in crescendo-decrescendo aumenta di intensità fino a circa la metà
della sistole per poi gradualmente diminuire.
Il soffio in decrescendo inizia forte per poi diminuire progressivamente.
Il soffio continuo è presente sia durante la sistole sia durante la diastole
(es. dotto arterioso pervio) con aumento relativo dell'intensità durante la
sistole.
Collocazione temporale nel ciclo cardiaco
In base alla comparsa temporale il soffio è classificato come sistolico,
diastolico o sisto-diastolico.
a) soffio sistolico
può insorgere all'inizio della sistole (protosistolico), a metà della sistole
(mesosistolico) o alla fine della sistole (telesistolico).
Può anche durare per tutta la sistole (olosistolico).
b) soffio diastolico
in genere compare all'inizio della diastole (protodiastolico) o alla fine
della diastole (telediastolico o presistolico) o può durare per tutta la
diastole (olodiastolico).
c) soffio sisto-diastolico
persiste per tutto il ciclo cardiaco
Ciclo cardiaco : è determinato dal susseguirsi delle due fasi della sistole
e della diastole
Sistole : periodo del ciclo cardiaco nel quale gli atri o i ventricoli si
contraggono ed espellono il sangue.
Diastole : periodo del ciclo cardiaco nel quale gli atri o i ventricoli
si rilasciano e si riempiono di sangue.
domenica 12 agosto 2018
L'ipertensione polmonare nel cane e nel gatto - prima parte
L'ipertensione polmonare (IP) è definita come un aumento della pressione
nei vasi arteriosi polmonari che stimola una risposta compensatoria da
parte del cuore.
Nell'uomo è presente quando la pressione media arteriosa è maggiore di
25 mmHg e di 30 mmHg sotto sforzo.
Nel cane viene considerata ipertensione arteriosa sistolica lieve quella tra
31 e 50 mmHg, moderata quella tra 51 e 75 mmHg ed il cane sembra
interessato più frequentemente del gatto da questa patologia.
La crescita della pressione arteriosa polmonare è dovuta a :
1) aumento della portata cardiaca arteriosa polmonare
2) incremento delle resistenze vascolari polmonari
3) crescita della pressione venosa polmonare
La portata cardiaca è la quantità di sangue espulsa dal cuore in un periodo
di tempo definito (in genere un minuto).
Alcune patologie congenite come il dotto arterioso persistente od il difetto
del setto interventricolare possono produrre un aumento della portata
arteriosa polmonare.
Le resistenze vascolari sono le forze che si oppongono alla progressione
del sangue nei vasi.
La presenza di vasocostrizione (es. per ipossia), di un incremento della
viscosità del sangue (es. tetralogia di Fallot), di una ostruzione dei vasi
arteriosi polmonari (es. filariosi) possono determinare un aumento delle
resistenze vascolari arteriose polmonari.
La pressione venosa polmonare è la pressione presente nei vasi (vene
polmonari) che portano il sangue ossigenato dai polmoni all'atrio sinistro.
Le malattie del cuore sinistro (es. endocardiosi mitralica, cardiomiopatie)
possono determinare un aumento delle pressioni venose polmonari.
L'ipertensione polmonare può essere classificata in tre diverse modalità :
1) classificazione in IP pre e post capillare
2) classificazione clinica
3) classificazione funzionale
nei vasi arteriosi polmonari che stimola una risposta compensatoria da
parte del cuore.
Nell'uomo è presente quando la pressione media arteriosa è maggiore di
25 mmHg e di 30 mmHg sotto sforzo.
Nel cane viene considerata ipertensione arteriosa sistolica lieve quella tra
31 e 50 mmHg, moderata quella tra 51 e 75 mmHg ed il cane sembra
interessato più frequentemente del gatto da questa patologia.
La crescita della pressione arteriosa polmonare è dovuta a :
1) aumento della portata cardiaca arteriosa polmonare
2) incremento delle resistenze vascolari polmonari
3) crescita della pressione venosa polmonare
La portata cardiaca è la quantità di sangue espulsa dal cuore in un periodo
di tempo definito (in genere un minuto).
Alcune patologie congenite come il dotto arterioso persistente od il difetto
del setto interventricolare possono produrre un aumento della portata
arteriosa polmonare.
Le resistenze vascolari sono le forze che si oppongono alla progressione
del sangue nei vasi.
La presenza di vasocostrizione (es. per ipossia), di un incremento della
viscosità del sangue (es. tetralogia di Fallot), di una ostruzione dei vasi
arteriosi polmonari (es. filariosi) possono determinare un aumento delle
resistenze vascolari arteriose polmonari.
La pressione venosa polmonare è la pressione presente nei vasi (vene
polmonari) che portano il sangue ossigenato dai polmoni all'atrio sinistro.
Le malattie del cuore sinistro (es. endocardiosi mitralica, cardiomiopatie)
possono determinare un aumento delle pressioni venose polmonari.
L'ipertensione polmonare può essere classificata in tre diverse modalità :
1) classificazione in IP pre e post capillare
2) classificazione clinica
3) classificazione funzionale
sabato 30 giugno 2018
La terapia della filariosi cardiopolmonare nel cane - sesta parte
La sindrome cavale è una non comune ma grave complicazione della filariosi
cardiopolmonare e si presenta più frequentemente nelle zone endemiche della
malattia.
Quando la sindrome cavale si manifesta, più di sessanta parassiti adulti sono
presenti nel cuore destro, nelle vene cave e nelle arterie polmonari.
La patologia esordisce in forma acuta per parziale ostruzione del tratto
di afflusso all'atrio destro e al ventricolo destro (rispettivamente vene cave-
atrio destro e atrio destro-ventricolo destro).
Se non trattata, la sindrome cavale porta a morte l'animale entro uno-tre giorni
in seguito a shock cardiogeno complicato da anemia, coagulazione intravasale
disseminata (DIC) e acidosi metabolica.
L'animale mostra letargia, debolezza, dispnea, mucose pallide e, a volte,
tosse.
L'esame clinico rivela una temperatura corporea che varia da leggera ipotermia
a moderata ipertermia.
All'ascoltazione del cuore si individua un soffio sistolico da rigurgito della
valvola tricuspide. Il tempo di riempimento capillare è prolungato e sono
presenti pulsazioni giugulari.
La sindrome cavale porta a dilatazione delle camere destre del cuore,
allo sviluppo di emolisi per traumatismo sugli eritrociti con susseguente
emoglobinuria, alla comparsa della DIC e di insufficienza epatica e renale.
La diagnosi strumentale e di laboratorio comprende l'elettrocardiogramma,
la radiografia toracica, l'esame del sangue e delle urine ma è con l'esecuzione
dell'ecocardiografia che è possibile confermare la presenza delle filarie adulte
nel cuore destro e specialmente nell'atrio destro e vena cava caudale.
Con l'ecocardiografia è possibile inoltre stabilire se può essere raggiunto e
rimosso un numero sufficiente di filarie.
L'asportazione delle filarie è ottenuta utilizzando un forcipe a coccodrillo
flessibile che viene introdotto nella vena giugulare esterna e fatto progredire
all'atrio destro, alla vena cava caudale, al ventricolo destro e fino alle
arterie polmonari.
Di solito viene eseguita la sedazione del soggetto e l'anestesia locale nel
punto di introduzione del forcipe o solo l'anestesia locale.
Il controllo radioscopico della procedura riduce i tempi di esecuzione e migliora
l'efficacia del trattamento.
In genere vengono rimossi da uno a quattro vermi per volta per un totale di
35-50 vermi a seduta.
Si interrompe la procedura quando 5-6 tentativi consecutivi sono infruttuosi.
L'esito positivo della rimozione è segnalato dalla riduzione o scomparsa del
soffio tricuspidale, dell'emoglobinuria e dal rapido miglioramento delle
condizioni dell'animale.
cardiopolmonare e si presenta più frequentemente nelle zone endemiche della
malattia.
Quando la sindrome cavale si manifesta, più di sessanta parassiti adulti sono
presenti nel cuore destro, nelle vene cave e nelle arterie polmonari.
La patologia esordisce in forma acuta per parziale ostruzione del tratto
di afflusso all'atrio destro e al ventricolo destro (rispettivamente vene cave-
atrio destro e atrio destro-ventricolo destro).
Se non trattata, la sindrome cavale porta a morte l'animale entro uno-tre giorni
in seguito a shock cardiogeno complicato da anemia, coagulazione intravasale
disseminata (DIC) e acidosi metabolica.
L'animale mostra letargia, debolezza, dispnea, mucose pallide e, a volte,
tosse.
L'esame clinico rivela una temperatura corporea che varia da leggera ipotermia
a moderata ipertermia.
All'ascoltazione del cuore si individua un soffio sistolico da rigurgito della
valvola tricuspide. Il tempo di riempimento capillare è prolungato e sono
presenti pulsazioni giugulari.
La sindrome cavale porta a dilatazione delle camere destre del cuore,
allo sviluppo di emolisi per traumatismo sugli eritrociti con susseguente
emoglobinuria, alla comparsa della DIC e di insufficienza epatica e renale.
La diagnosi strumentale e di laboratorio comprende l'elettrocardiogramma,
la radiografia toracica, l'esame del sangue e delle urine ma è con l'esecuzione
dell'ecocardiografia che è possibile confermare la presenza delle filarie adulte
nel cuore destro e specialmente nell'atrio destro e vena cava caudale.
Con l'ecocardiografia è possibile inoltre stabilire se può essere raggiunto e
rimosso un numero sufficiente di filarie.
L'asportazione delle filarie è ottenuta utilizzando un forcipe a coccodrillo
flessibile che viene introdotto nella vena giugulare esterna e fatto progredire
all'atrio destro, alla vena cava caudale, al ventricolo destro e fino alle
arterie polmonari.
Di solito viene eseguita la sedazione del soggetto e l'anestesia locale nel
punto di introduzione del forcipe o solo l'anestesia locale.
Il controllo radioscopico della procedura riduce i tempi di esecuzione e migliora
l'efficacia del trattamento.
In genere vengono rimossi da uno a quattro vermi per volta per un totale di
35-50 vermi a seduta.
Si interrompe la procedura quando 5-6 tentativi consecutivi sono infruttuosi.
L'esito positivo della rimozione è segnalato dalla riduzione o scomparsa del
soffio tricuspidale, dell'emoglobinuria e dal rapido miglioramento delle
condizioni dell'animale.
venerdì 25 maggio 2018
La terapia della filariosi cardiopolmonare nel cane - quinta parte
Polmonite allergica eosinofilica
La polmonite allergica eosinofilica è presente nel 10-20% dei cani con
infezione occulta (senza sintomi) ed è causata da una reazione allergica
conseguente all'intrappolamento delle microfilarie nei capillari polmonari.
Generalmente insorge precocemente e quindi non è in genere associata
ad ipertensione polmonare.
I sintomi della polmonite allergica eosinofilica sono dati da perdita di peso,
tosse, tachipnea, dispnea, intolleranza all'esercizio.
L'esame del sangue rivela eosinofilia, basofilia, iperglobulinemia.
Il liquido del lavaggio tracheale mostra basofili, neutrofili e macrofagi.
Il test sierologico per la filariosi è di solito positivo.
La terapia della patologia consiste nella somministrazione di corticosteroidi
(prednisone) al dosaggio di 1-2 mg/kg al giorno che è in seguito diminuito
a 0.5 mg/kg a giorni alterni.
In genere la risposta positiva alla terapia è rapida.
Dopo la scomparsa dei segni clinici si può effettuare una terapia per eliminare
le filarie adulte.
Granulomatosi eosinofilica
Questa patologia interessa una piccola percentuale di cani con malattia
occulta ed è caratterizzata dallo sviluppo di un processo infiammatorio
nodulare dovuto probabilmente a reazioni di ipersensibilità verso i parassiti
o per la deposizione di immunocomplessi nei tessuti.
L'infiltrazione granulomatosa interessa diversi organi come i bronchi, la
trachea, le tonsille, la milza, il fegato, i reni, l'apparato gastroenterico.
I sintomi clinici sono simili a quelli della polmonite allergica eosinofilica.
La terapia della granulomatosi eosinofilica consiste nella somministrazione
di corticosteroidi (prednisone) a 1-2 mg/kg ogni 12 ore per una-due settimane
fino a parziale o totale remissione.
Purtroppo in questa malattia è comune la recidiva specialmente quando si
riduce il dosaggio o si sospende la terapia.
L'aggiunta alla terapia corticosteroidea di farmaci immunosoppressori, come
l'azatioprina o la ciclofosfamide, può migliorare il quadro clinico ma può
presentare una scarsa risposta terapeutica nelle recidive.
E' stata anche proposta l'escissione chirurgica delle lesioni lobari polmonari.
Pertanto la prognosi della patologia è riservata.
Dopo la remissione della malattia può essere effettuata la terapia adulticida
e la profilassi della filariosi.
Sindrome epatica
Lo sviluppo di insufficienza cardiaca congestizia destra porta a congestione
epatica che può stimolare lo sviluppo di fibrosi del fegato e alla comparsa
di insufficienza epatica.
Non esiste terapia per contrastare la fibrosi.
Sindrome renale
Nei cani con filariosi cronica presente anche una malattia renale che
può portare a insufficienza.
La sindrome renale sembra causata da fenomeni di amiloidosi o dalla
deposizione di immunocomplessi a livello del glomerulo.
Se la funzionalità renale lo permette si esegue una terapia per uccidere
le filarie adulte.
La polmonite allergica eosinofilica è presente nel 10-20% dei cani con
infezione occulta (senza sintomi) ed è causata da una reazione allergica
conseguente all'intrappolamento delle microfilarie nei capillari polmonari.
Generalmente insorge precocemente e quindi non è in genere associata
ad ipertensione polmonare.
I sintomi della polmonite allergica eosinofilica sono dati da perdita di peso,
tosse, tachipnea, dispnea, intolleranza all'esercizio.
L'esame del sangue rivela eosinofilia, basofilia, iperglobulinemia.
Il liquido del lavaggio tracheale mostra basofili, neutrofili e macrofagi.
Il test sierologico per la filariosi è di solito positivo.
La terapia della patologia consiste nella somministrazione di corticosteroidi
(prednisone) al dosaggio di 1-2 mg/kg al giorno che è in seguito diminuito
a 0.5 mg/kg a giorni alterni.
In genere la risposta positiva alla terapia è rapida.
Dopo la scomparsa dei segni clinici si può effettuare una terapia per eliminare
le filarie adulte.
Granulomatosi eosinofilica
Questa patologia interessa una piccola percentuale di cani con malattia
occulta ed è caratterizzata dallo sviluppo di un processo infiammatorio
nodulare dovuto probabilmente a reazioni di ipersensibilità verso i parassiti
o per la deposizione di immunocomplessi nei tessuti.
L'infiltrazione granulomatosa interessa diversi organi come i bronchi, la
trachea, le tonsille, la milza, il fegato, i reni, l'apparato gastroenterico.
I sintomi clinici sono simili a quelli della polmonite allergica eosinofilica.
La terapia della granulomatosi eosinofilica consiste nella somministrazione
di corticosteroidi (prednisone) a 1-2 mg/kg ogni 12 ore per una-due settimane
fino a parziale o totale remissione.
Purtroppo in questa malattia è comune la recidiva specialmente quando si
riduce il dosaggio o si sospende la terapia.
L'aggiunta alla terapia corticosteroidea di farmaci immunosoppressori, come
l'azatioprina o la ciclofosfamide, può migliorare il quadro clinico ma può
presentare una scarsa risposta terapeutica nelle recidive.
E' stata anche proposta l'escissione chirurgica delle lesioni lobari polmonari.
Pertanto la prognosi della patologia è riservata.
Dopo la remissione della malattia può essere effettuata la terapia adulticida
e la profilassi della filariosi.
Sindrome epatica
Lo sviluppo di insufficienza cardiaca congestizia destra porta a congestione
epatica che può stimolare lo sviluppo di fibrosi del fegato e alla comparsa
di insufficienza epatica.
Non esiste terapia per contrastare la fibrosi.
Sindrome renale
Nei cani con filariosi cronica presente anche una malattia renale che
può portare a insufficienza.
La sindrome renale sembra causata da fenomeni di amiloidosi o dalla
deposizione di immunocomplessi a livello del glomerulo.
Se la funzionalità renale lo permette si esegue una terapia per uccidere
le filarie adulte.
domenica 13 maggio 2018
Bradiaritmie nel cane e nel gatto
Silenzio sinusale
Il silenzio sinusale è caratterizzato da un arresto dell'attività del nodo del seno
(dove origina l'impulso elettrico del cuore) che è persistente nel tempo e
determina la comparsa di ritmi di scappamento a livello giunzionale (zona
di passaggio tra atrio e ventricolo) e meno frequentemente a livello atriale
e ventricolare.
La presenza di silenzio sinuale con ritmo di scappamento giunzionale è un
rilievo di sindrome del seno malato in stadio avanzato.
All'elettrocardiogramma si può rilevare :
- assenza di onde P
- ORS di durata e morfologia normale con ritmo di scappamento atriale o
giunzionale
- ORS di durata aumentata e morfologia alterata con ritmo di scappamento
ventricolare
- intervalli R-R regolari
- frequenza cardiaca determinata in base alla sede del ritmo di scappamento
- può essere presente retroconduzione ventricolo-atriale con onde P'
nel tratto ST (pseudo onde S) nelle derivazioni II,III, aVF
Silenzio atriale
Il silenzio atriale può essere permanente (distrofia muscolare atrio-ventricolare)
o temporaneo (ritmo seno-ventricolare).
Distrofia muscolare atrio-ventricolare
La distrofia muscolare atrio-ventricolare è caratterizzata da una sostituzione
fibrosa progressiva del miocardio atriale che interessa il nodo del seno e le
vie di conduzione interatriali e atrio-nodali.
Questo tipo di distrofia è stata individuata nello spinger spaniel e nel gatto
siamese con cardiomiopatia dilatativa.
Gli animali affetti possono presentare debolezza e dispnea.
L'ECG mostra :
- onda P assente o con ridotto voltaggio.
- complesso ORS normale con ritmi di scappamento giunzionali e con
durata incrementata e forma alterata con ritmi di scappamento ventricolare
- intervalli R-R di solito regolari
- frequenza cardiaca minore di 60 bpm nel cane e di 160 bpm nel gatto.
Il trattamento del silenzio atriale permanente è attuato con l'impianto di un
pacemaker che, però, può diventare insufficiente se la malattia interessa
anche i ventricoli.
Ritmo seno-ventricolare
Il silenzio atriale temporaneo è causato dall'iperkaliemia (livello del potassio
elevato nel sangue).
In presenza di iperkaliemia le cellule atriali hanno un potenziale a riposo
ridotto con uno stato di deporarizzazione permanente, una non eccitabilità e
un'incapacità di condurre lo stimolo elettrico.
L'attività del nodo del seno è ridotta solo in presenza di iperkaliemia grave.
Le cause dell'iperkaliemia sono l'ipoadrenocorticismo (morbo di Addison),
l'insufficienza renale con ridotta o mancata produzione di urina, l'ostruzione
uretrale, la rottura della vescica, la chetoacidosi diabetica, la sindrome da
riperfusione nel tromboembolismo vascolare.
La risoluzione dell'iperkaliemia determina il ripristino di un normale ritmo cardiaco.
All'EGC :
- onde P di voltaggio ridotto che scompaino quando il potassio sierico è
superiore a 8 mEq/L
- complesso ORS di durata aumentata e di voltaggio ridotto
- onda T con voltaggio incrementato e forma appuntita
-
Il silenzio sinusale è caratterizzato da un arresto dell'attività del nodo del seno
(dove origina l'impulso elettrico del cuore) che è persistente nel tempo e
determina la comparsa di ritmi di scappamento a livello giunzionale (zona
di passaggio tra atrio e ventricolo) e meno frequentemente a livello atriale
e ventricolare.
La presenza di silenzio sinuale con ritmo di scappamento giunzionale è un
rilievo di sindrome del seno malato in stadio avanzato.
All'elettrocardiogramma si può rilevare :
- assenza di onde P
- ORS di durata e morfologia normale con ritmo di scappamento atriale o
giunzionale
- ORS di durata aumentata e morfologia alterata con ritmo di scappamento
ventricolare
- intervalli R-R regolari
- frequenza cardiaca determinata in base alla sede del ritmo di scappamento
- può essere presente retroconduzione ventricolo-atriale con onde P'
nel tratto ST (pseudo onde S) nelle derivazioni II,III, aVF
Silenzio atriale
Il silenzio atriale può essere permanente (distrofia muscolare atrio-ventricolare)
o temporaneo (ritmo seno-ventricolare).
Distrofia muscolare atrio-ventricolare
La distrofia muscolare atrio-ventricolare è caratterizzata da una sostituzione
fibrosa progressiva del miocardio atriale che interessa il nodo del seno e le
vie di conduzione interatriali e atrio-nodali.
Questo tipo di distrofia è stata individuata nello spinger spaniel e nel gatto
siamese con cardiomiopatia dilatativa.
Gli animali affetti possono presentare debolezza e dispnea.
L'ECG mostra :
- onda P assente o con ridotto voltaggio.
- complesso ORS normale con ritmi di scappamento giunzionali e con
durata incrementata e forma alterata con ritmi di scappamento ventricolare
- intervalli R-R di solito regolari
- frequenza cardiaca minore di 60 bpm nel cane e di 160 bpm nel gatto.
Il trattamento del silenzio atriale permanente è attuato con l'impianto di un
pacemaker che, però, può diventare insufficiente se la malattia interessa
anche i ventricoli.
Ritmo seno-ventricolare
Il silenzio atriale temporaneo è causato dall'iperkaliemia (livello del potassio
elevato nel sangue).
In presenza di iperkaliemia le cellule atriali hanno un potenziale a riposo
ridotto con uno stato di deporarizzazione permanente, una non eccitabilità e
un'incapacità di condurre lo stimolo elettrico.
L'attività del nodo del seno è ridotta solo in presenza di iperkaliemia grave.
Le cause dell'iperkaliemia sono l'ipoadrenocorticismo (morbo di Addison),
l'insufficienza renale con ridotta o mancata produzione di urina, l'ostruzione
uretrale, la rottura della vescica, la chetoacidosi diabetica, la sindrome da
riperfusione nel tromboembolismo vascolare.
La risoluzione dell'iperkaliemia determina il ripristino di un normale ritmo cardiaco.
All'EGC :
- onde P di voltaggio ridotto che scompaino quando il potassio sierico è
superiore a 8 mEq/L
- complesso ORS di durata aumentata e di voltaggio ridotto
- onda T con voltaggio incrementato e forma appuntita
-
lunedì 30 aprile 2018
La terapia della filariosi cardiopolomnare nel cane - quarta parte
Terapia del tromboembolismo polmonare
Il tromboembolismo polmonare (TEP) può presentarsi tra 2 e 30 giorni dopo
la terapia adulticida ma è più frequente dopo 10-20 giorni.
La terapia del TEP prevede :
1) Ossigeno
L'ossigeno ha un ruolo importante nei casi di tromboembolismo acuto.
Può essere somministrato nella gabbia di O2, con catetere nasale o
con maschera facciale.
2) Riposo e confinamento nel box
3) Eparina
L'eparina non determina la lisi del trombo ma può impedire l'ulteriore
estensione del tromboembolismo.
Il dosaggio è 100-300 UI/kg 2-3 volte al giorno in modo da mantenere
il PTT (tempo di tromboplastina parziale) tra 2-2.5 il valore normale.
Il trattamento va proseguito fino alla scomparsa dei segni clinici.
4) Corticosteroidi
I corticosteroidi (prednisone o prednisolone) si somministrano mediamente
al dosaggio di 1-2 mg/kg al giorno nei soggetti che presentano sintomatologia
da TEP.
Dopo alcuni giorni la posologia può essere ridotta a 0.5 mg/kg a giorni alterni
per due settimane e ulteriormente diminuita a 0.5 mg/kg ogni tre giorni per
altre due settimane.
5) Antipiastrinici
L'impiego dell'aspirina a 5-7 mg/kg una volta al giorno non ha dimostrato
sostanziali effetti benefici sull'evoluzione del tromboembolismo.
E' stato anche utilizzato il clopidogrel.
6) Altri farmaci e terapie proposti
- l'impiego dei Fans (farmaci antiinfiammatori) non è consigliato.
- gli anticoagulanti orali come il warfarin, ampiamente utilizzati nel
tromboembolismo polmonare dell'uomo, richiedono un monitoraggio
continuo che è difficilmente attuabile nei nostri animali.
- i farmaci fibrinolitici (streptochinasi, urochinasi, attivatore tissutale del
plasminogeno) necessitano di un assiduo controllo e sono piuttosto
costosi.
- antitussigeni
- broncodilatatori (es. aminofillina)
- vasodilatatori (sildenafil, amlodipina, idralazina) con monitoraggio della
pressione
- antibiotici in presenza di febbre persistente
- alcuni clinici hanno proposto una attenta terapia reidratante per migliorare
la perfusione dei tessuti e la disidratazione evitando, però, il rischio di
insufficienza cardiaca congestizia.
Il tromboembolismo polmonare (TEP) può presentarsi tra 2 e 30 giorni dopo
la terapia adulticida ma è più frequente dopo 10-20 giorni.
La terapia del TEP prevede :
1) Ossigeno
L'ossigeno ha un ruolo importante nei casi di tromboembolismo acuto.
Può essere somministrato nella gabbia di O2, con catetere nasale o
con maschera facciale.
2) Riposo e confinamento nel box
3) Eparina
L'eparina non determina la lisi del trombo ma può impedire l'ulteriore
estensione del tromboembolismo.
Il dosaggio è 100-300 UI/kg 2-3 volte al giorno in modo da mantenere
il PTT (tempo di tromboplastina parziale) tra 2-2.5 il valore normale.
Il trattamento va proseguito fino alla scomparsa dei segni clinici.
4) Corticosteroidi
I corticosteroidi (prednisone o prednisolone) si somministrano mediamente
al dosaggio di 1-2 mg/kg al giorno nei soggetti che presentano sintomatologia
da TEP.
Dopo alcuni giorni la posologia può essere ridotta a 0.5 mg/kg a giorni alterni
per due settimane e ulteriormente diminuita a 0.5 mg/kg ogni tre giorni per
altre due settimane.
5) Antipiastrinici
L'impiego dell'aspirina a 5-7 mg/kg una volta al giorno non ha dimostrato
sostanziali effetti benefici sull'evoluzione del tromboembolismo.
E' stato anche utilizzato il clopidogrel.
6) Altri farmaci e terapie proposti
- l'impiego dei Fans (farmaci antiinfiammatori) non è consigliato.
- gli anticoagulanti orali come il warfarin, ampiamente utilizzati nel
tromboembolismo polmonare dell'uomo, richiedono un monitoraggio
continuo che è difficilmente attuabile nei nostri animali.
- i farmaci fibrinolitici (streptochinasi, urochinasi, attivatore tissutale del
plasminogeno) necessitano di un assiduo controllo e sono piuttosto
costosi.
- antitussigeni
- broncodilatatori (es. aminofillina)
- vasodilatatori (sildenafil, amlodipina, idralazina) con monitoraggio della
pressione
- antibiotici in presenza di febbre persistente
- alcuni clinici hanno proposto una attenta terapia reidratante per migliorare
la perfusione dei tessuti e la disidratazione evitando, però, il rischio di
insufficienza cardiaca congestizia.
mercoledì 11 aprile 2018
Cardiostimolatore (pacemaker) definitivo nel cane e nel gatto - prima parte
Il pacemaker è un apparecchio per la stimolazione elettrica del cuore quando
il ritmo cardiaco non è sufficiente a mantenere emodinamicamente stabile
l'animale.
Il cardiostimolatore fornisce quindi al cuore una frequenza ed un ritmo adeguato
per il suo corretto funzionamento.
Nel cane il primo pacemaker fu impiantato nel 1967 ad un soggetto che
aveva un blocco atrioventricolare di terzo grado.
I primi cardiostimolatori erano forniti di elettrodi che venivano applicati
all'epicardio (superficie esterna del cuore) dopo avere effettuato una
toracotomia (apertura del torace).
Più recentemente gli elettrodi sono stati collocati a livello endocardico
(superficie interna del cuore) all'apice del ventricolo destro utilizzando
un accesso venoso (via transvenosa).
Le indicazioni per l'impiego del cardiostimolatore sono :
- bradiaritmie sintomatiche provocate da disfunzione sinusale, silenzio atriale
persistente, blocco atrioventricolare avanzato (2° grado avanzato, 3° grado).
- meno frequentemente per ottenere una stimolazione ventricolare dopo
l'ablazione del fascio di His, per controllare la frequenza ventricolare nella
fibrillazione atriale refrattaria alla terapia, nelle tachicardie sopraventricolari
refrattarie alla terapia, nella sincope vaso-vagale.
Il blocco atrioventricolare di 3° grado è la causa più frequente di impianto di
un cardiostimolatore permanente.
I sintomi da bradicardia-bradiaritmia, che consigliano l'impianto del pacemaker
permanente, sono la sincope, il collasso, l'intolleranza all'esercizio, la letargia.
Meno frequentemente le bradiaritmie portano a insufficienza cardiaca
congestizia, a convulsioni o a morte improvvisa.
Nel cane questi sintomi sono saltuariamente accompagnati da malattia cardiaca
strutturale (eccetto l'endocardiosi valvolare nel soggetto anziano) mentre nel
gatto è frequente la presenza una sottostante cardiopatia.
La razza canina più comunemente interessata all'impianto del pacemaker
è quella del Labrador Retriever mentre non sembrano esistere differenze
significative, sempre nel cane, riguardo al sesso.
il ritmo cardiaco non è sufficiente a mantenere emodinamicamente stabile
l'animale.
Il cardiostimolatore fornisce quindi al cuore una frequenza ed un ritmo adeguato
per il suo corretto funzionamento.
Nel cane il primo pacemaker fu impiantato nel 1967 ad un soggetto che
aveva un blocco atrioventricolare di terzo grado.
I primi cardiostimolatori erano forniti di elettrodi che venivano applicati
all'epicardio (superficie esterna del cuore) dopo avere effettuato una
toracotomia (apertura del torace).
Più recentemente gli elettrodi sono stati collocati a livello endocardico
(superficie interna del cuore) all'apice del ventricolo destro utilizzando
un accesso venoso (via transvenosa).
Le indicazioni per l'impiego del cardiostimolatore sono :
- bradiaritmie sintomatiche provocate da disfunzione sinusale, silenzio atriale
persistente, blocco atrioventricolare avanzato (2° grado avanzato, 3° grado).
- meno frequentemente per ottenere una stimolazione ventricolare dopo
l'ablazione del fascio di His, per controllare la frequenza ventricolare nella
fibrillazione atriale refrattaria alla terapia, nelle tachicardie sopraventricolari
refrattarie alla terapia, nella sincope vaso-vagale.
Il blocco atrioventricolare di 3° grado è la causa più frequente di impianto di
un cardiostimolatore permanente.
I sintomi da bradicardia-bradiaritmia, che consigliano l'impianto del pacemaker
permanente, sono la sincope, il collasso, l'intolleranza all'esercizio, la letargia.
Meno frequentemente le bradiaritmie portano a insufficienza cardiaca
congestizia, a convulsioni o a morte improvvisa.
Nel cane questi sintomi sono saltuariamente accompagnati da malattia cardiaca
strutturale (eccetto l'endocardiosi valvolare nel soggetto anziano) mentre nel
gatto è frequente la presenza una sottostante cardiopatia.
La razza canina più comunemente interessata all'impianto del pacemaker
è quella del Labrador Retriever mentre non sembrano esistere differenze
significative, sempre nel cane, riguardo al sesso.
martedì 27 marzo 2018
La terapia della filariosi cardiopolmonare nel cane - terza parte
Prevenzione del tromboembolismo polmonare
La prevenzione o la riduzione degli effetti del tromboembolismo polmonare
si attua principalmente attraverso :
1) riposo del cane
2) somministrazione di corticosteroidi
3) impiego dell'eparina
Riposo
La riduzione dell'attività fisica del cane fino al confinamento in gabbia per
i soggetti a più alto rischio, è probabilmente la più importante misura per la
prevenzione del tromboembolismo polmonare perché permette di diminuire
la frequenza degli incrementi improvvisi o pericolosi della pressione polmonare
arteriosa.
Il riposo del cane dovrebbe cominciare una settimana prima dell'inizio della
terapia adulticida e protrarsi per almeno un mese dopo il suo termine.
Viene inoltre consigliata una ripresa graduale dell'attività fisica.
Corticosteroidi
I corticosteroidi hanno una potente attività antiinfiammatoria che porta ad una
diminuzione delle alterazioni patologiche a carico del parenchima e dei vasi
polmonari. Inoltre determinano una più lenta degradazione dei parassiti morti.
I corticosteroidi possono però determinare una riduzione del flusso sanguigno
nelle arterie polmonari che può peggiorare la trombosi.
I farmaci di questa classe più utilizzati sono il prednisone ed il prednisolone.
Il prednisone viene somministrato a 1 mg/kg per via orale a giorni alterni dal
quinto giorno dopo la terapia adulticida per diciotto giorni oppure a 2 mg/kg
per via orale al giorno per quattro giorni per poi diminuire il dosaggio a
0.5 mg/kg due volte al giorno per una settimana, quindi a 0.5 mg/kg una
volta al giorno per un'altra settimana ed infine a 0.5 mg/kg a giorni alterni
per altre 1-2 settimane.
Non tutti i clinici sono concordi nell'utilizzare i corticosteroidi in ogni i cane
che è sottoposto alla terapia adulticida, mentre c'è accordo sul loro impiego
nei soggetti che presentano segni clinici, di laboratorio o radiografici di
tromboembolismo polmonare moderato o grave.
Eparina
L'eparina calcica è somministrata a 50-100 U.I. per via sottocutanea tre volte
al giorno incominciando una-due settimane prima della terapia adulticida e
prolungando il trattamento fino a 4-6 settimane dopo il suo termine.
L'eparina riduce l'entità delle complicazioni tromboemboliche ed è consigliata
specialmente nei soggetti ad alto rischio.
:
La prevenzione o la riduzione degli effetti del tromboembolismo polmonare
si attua principalmente attraverso :
1) riposo del cane
2) somministrazione di corticosteroidi
3) impiego dell'eparina
Riposo
La riduzione dell'attività fisica del cane fino al confinamento in gabbia per
i soggetti a più alto rischio, è probabilmente la più importante misura per la
prevenzione del tromboembolismo polmonare perché permette di diminuire
la frequenza degli incrementi improvvisi o pericolosi della pressione polmonare
arteriosa.
Il riposo del cane dovrebbe cominciare una settimana prima dell'inizio della
terapia adulticida e protrarsi per almeno un mese dopo il suo termine.
Viene inoltre consigliata una ripresa graduale dell'attività fisica.
Corticosteroidi
I corticosteroidi hanno una potente attività antiinfiammatoria che porta ad una
diminuzione delle alterazioni patologiche a carico del parenchima e dei vasi
polmonari. Inoltre determinano una più lenta degradazione dei parassiti morti.
I corticosteroidi possono però determinare una riduzione del flusso sanguigno
nelle arterie polmonari che può peggiorare la trombosi.
I farmaci di questa classe più utilizzati sono il prednisone ed il prednisolone.
Il prednisone viene somministrato a 1 mg/kg per via orale a giorni alterni dal
quinto giorno dopo la terapia adulticida per diciotto giorni oppure a 2 mg/kg
per via orale al giorno per quattro giorni per poi diminuire il dosaggio a
0.5 mg/kg due volte al giorno per una settimana, quindi a 0.5 mg/kg una
volta al giorno per un'altra settimana ed infine a 0.5 mg/kg a giorni alterni
per altre 1-2 settimane.
Non tutti i clinici sono concordi nell'utilizzare i corticosteroidi in ogni i cane
che è sottoposto alla terapia adulticida, mentre c'è accordo sul loro impiego
nei soggetti che presentano segni clinici, di laboratorio o radiografici di
tromboembolismo polmonare moderato o grave.
Eparina
L'eparina calcica è somministrata a 50-100 U.I. per via sottocutanea tre volte
al giorno incominciando una-due settimane prima della terapia adulticida e
prolungando il trattamento fino a 4-6 settimane dopo il suo termine.
L'eparina riduce l'entità delle complicazioni tromboemboliche ed è consigliata
specialmente nei soggetti ad alto rischio.
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martedì 20 marzo 2018
La terapia della filariosi cardiopolmonare nel gatto
Al contrario del cane non esiste nel gatto un protocollo di terapia efficace
della filariosi cardiopolmonare.
Ci sono quindi diversi approcci terapeutici che però presentano dei limiti.
Terapia conservativa
Questo tipo di terapia può essere impiegata nei gatti senza segni clinici o
evidenti rilievi di patologia polmonare.
Ogni 6-12 mesi viene effettuato un test antigenico e/o anticorpale ed una
radiografia toracica per monitorare l'evoluzione della malattia.
Contemporaneamente viene eseguita la profilassi farmacologica.
La riduzione dei segni polmonari e la negativizzazione dei test potrebbero
essere il segno del termine della malattia.
Terapia con corticosteroidi
La terapia con corticosteroidi può essere impiegata nei gatti sintomatici
e/o con segni radiografici di malattia polmonare.
Negli animali con alterazioni radiografiche sono stati proposti bassi dosaggi
di prednisone o prednisolone.
Nei gatti sintomatici questi farmaci vengono consigliati alla posologia iniziale
di 2 mg/kg al giorno diminuiti gradualmente a 0.5 mg/kg a giorni alterni.
Nei soggetti con segni gravi sono raccomandati dosaggi più alti (1-2 mg/kg
tre volte al giorno).
I corticosteroidi possono ridurre la sintomatologia clinica ed i rilievi
radiografici patologici.
Il trattamento può essere ripetuto se recidivano segni clinici.
In contemporanea è indicata una restrizione dell'attività fisica del gatto.
Terapia adulticida con melarsomina
A tutt'oggi non esiste un protocollo terapeutico sicuro ed efficace per la
terapia con la melarsomina. Questo farmaco è inoltre tossico al dosaggio
di 3-5 mg/kg.
Attualmente non ne viene consigliato l'utilizzo nel gatto.
Terapia a lungo termine con ivermectina
L'ivermectina alla dose mensile di 24 mcg/kg per due anni dimostra un'attività
adulticida.
Bisogna tenere presente che nel gatto il problema principale non è il numero
delle filarie (che è di solito basso) ma le reazioni anafilattiche che si scatenano
alla morte del parassita adulto.
I FANS (antiinfiammatori non steroidei) ed in particolare l'aspirina non sono
efficaci e potrebbero anche peggiorare la patologia polmonare parenchimale.
In presenza di sintomatologia acuta si utilizzano i corticosteroidi, l'ossigeno
(gabbia di O2 o sondino nasale), broncodilatatori, soluzioni reidratanti.
della filariosi cardiopolmonare.
Ci sono quindi diversi approcci terapeutici che però presentano dei limiti.
Terapia conservativa
Questo tipo di terapia può essere impiegata nei gatti senza segni clinici o
evidenti rilievi di patologia polmonare.
Ogni 6-12 mesi viene effettuato un test antigenico e/o anticorpale ed una
radiografia toracica per monitorare l'evoluzione della malattia.
Contemporaneamente viene eseguita la profilassi farmacologica.
La riduzione dei segni polmonari e la negativizzazione dei test potrebbero
essere il segno del termine della malattia.
Terapia con corticosteroidi
La terapia con corticosteroidi può essere impiegata nei gatti sintomatici
e/o con segni radiografici di malattia polmonare.
Negli animali con alterazioni radiografiche sono stati proposti bassi dosaggi
di prednisone o prednisolone.
Nei gatti sintomatici questi farmaci vengono consigliati alla posologia iniziale
di 2 mg/kg al giorno diminuiti gradualmente a 0.5 mg/kg a giorni alterni.
Nei soggetti con segni gravi sono raccomandati dosaggi più alti (1-2 mg/kg
tre volte al giorno).
I corticosteroidi possono ridurre la sintomatologia clinica ed i rilievi
radiografici patologici.
Il trattamento può essere ripetuto se recidivano segni clinici.
In contemporanea è indicata una restrizione dell'attività fisica del gatto.
Terapia adulticida con melarsomina
A tutt'oggi non esiste un protocollo terapeutico sicuro ed efficace per la
terapia con la melarsomina. Questo farmaco è inoltre tossico al dosaggio
di 3-5 mg/kg.
Attualmente non ne viene consigliato l'utilizzo nel gatto.
Terapia a lungo termine con ivermectina
L'ivermectina alla dose mensile di 24 mcg/kg per due anni dimostra un'attività
adulticida.
Bisogna tenere presente che nel gatto il problema principale non è il numero
delle filarie (che è di solito basso) ma le reazioni anafilattiche che si scatenano
alla morte del parassita adulto.
I FANS (antiinfiammatori non steroidei) ed in particolare l'aspirina non sono
efficaci e potrebbero anche peggiorare la patologia polmonare parenchimale.
In presenza di sintomatologia acuta si utilizzano i corticosteroidi, l'ossigeno
(gabbia di O2 o sondino nasale), broncodilatatori, soluzioni reidratanti.
martedì 13 marzo 2018
La terapia della filariosi cardiopolmonare nel cane - seconda parte
Terapia adulticida alternativa
Ivermectina e doxiciclina (terapia soft-kill)
Questa terapia dovrebbe avere un minore rischio tromboembolico perché
l'uccisione delle filarie adulte avviene più gradualmente rispetto a quella
eseguita con la melarsomina.
Viene somministrata ivermectina a 6 mcg/kg per via orale ogni 15 giorni
e doxiciclina a 10 mg/kg per via orale una o due volte al giorno per un mese.
Ogni sei mesi è effettuato un test antigenico per verificare l'eliminazione
dei vermi. La terapia è considerata efficace quando due test consecutivi
risultano negativi. Se dopo un anno il test risulta positivo, viene ripetuta
la somministrazione della doxiciclina.
L'attività di questa associazione è maggiore rispetto a quella della sola
ivermectina in quanto la riduzione o l'eliminazione del batterio Wolbachia
porta ad una diminuzione della fertilità ed ad un indebolimento delle
filarie adulte.
La terapia ivermectina più doxiciclina viene consigliata quando la
somministrazione della melarsomina non è possibile o è controindicata.
Durante tutto il periodo di trattamento bisogna limitare l'esercizio
fisico dell'animale.
Ivermectina a lungo termine (terapia slow-kill)
Il protocollo di questa terapia prevede la somministrazione di ivermectina
a 6 mcg/kg per via orale 1 volta al mese per almeno 2 anni, 2 anni e mezzo.
Si è infatti visto che sono necessari più di due anni per eliminare il 95%
delle filarie.
L'American Heartworm Society non consiglia questo protocollo come
sostituto della terapia adulticida con melarsomina.
Limiti del protocollo :
- non è raccomandato nei soggetti che svolgono un'attività fisica di una certa
consistenza
- non è consigliato in presenza di alterazioni delle arterie polmonari
- la comparsa del tromboembolismo è imprevedibile
- durante il trattamento la malattia continua a progredire
- i parassiti più vecchi diventano meno sensibili all'azione del farmaco
ed impiegano più tempo per morire
- è possibile la comparsa di resistenza farmacologica all'ivermectina
Tromboembolismo polmonare
Il tromboembolismo polmonare è una conseguenza certa della terapia
adulticida e può essere di entità variabile, da lieve (senza sintomatologia)
a grave e pericoloso per la vita del cane.
Le lesioni e la severità del quadro clinico sembrano strettamente correlate
al numero dei parassiti morti (determinato dal protocollo terapeutico
utilizzato) e alla carica parassitaria (numero di parassiti presenti all'inizio
della terapia).
La morte della filaria attiva i fattori della coagulazione del sangue creando
dei focolai di tromboembolismo. Inoltre le alterazioni delle pareti dei vasi
determinano il passaggio di fluidi nel parenchima polmonare provocando
un'infiammazione di tipo granulomatoso.
L'insorgenza del tromboembolismo polmonare è possibile in ogni momento
ma è più frequente dopo circa 7-14 giorni dall'inizio della terapia anche se
può manifestarsi quattro settimane più tardi.
Ivermectina e doxiciclina (terapia soft-kill)
Questa terapia dovrebbe avere un minore rischio tromboembolico perché
l'uccisione delle filarie adulte avviene più gradualmente rispetto a quella
eseguita con la melarsomina.
Viene somministrata ivermectina a 6 mcg/kg per via orale ogni 15 giorni
e doxiciclina a 10 mg/kg per via orale una o due volte al giorno per un mese.
Ogni sei mesi è effettuato un test antigenico per verificare l'eliminazione
dei vermi. La terapia è considerata efficace quando due test consecutivi
risultano negativi. Se dopo un anno il test risulta positivo, viene ripetuta
la somministrazione della doxiciclina.
L'attività di questa associazione è maggiore rispetto a quella della sola
ivermectina in quanto la riduzione o l'eliminazione del batterio Wolbachia
porta ad una diminuzione della fertilità ed ad un indebolimento delle
filarie adulte.
La terapia ivermectina più doxiciclina viene consigliata quando la
somministrazione della melarsomina non è possibile o è controindicata.
Durante tutto il periodo di trattamento bisogna limitare l'esercizio
fisico dell'animale.
Ivermectina a lungo termine (terapia slow-kill)
Il protocollo di questa terapia prevede la somministrazione di ivermectina
a 6 mcg/kg per via orale 1 volta al mese per almeno 2 anni, 2 anni e mezzo.
Si è infatti visto che sono necessari più di due anni per eliminare il 95%
delle filarie.
L'American Heartworm Society non consiglia questo protocollo come
sostituto della terapia adulticida con melarsomina.
Limiti del protocollo :
- non è raccomandato nei soggetti che svolgono un'attività fisica di una certa
consistenza
- non è consigliato in presenza di alterazioni delle arterie polmonari
- la comparsa del tromboembolismo è imprevedibile
- durante il trattamento la malattia continua a progredire
- i parassiti più vecchi diventano meno sensibili all'azione del farmaco
ed impiegano più tempo per morire
- è possibile la comparsa di resistenza farmacologica all'ivermectina
Tromboembolismo polmonare
Il tromboembolismo polmonare è una conseguenza certa della terapia
adulticida e può essere di entità variabile, da lieve (senza sintomatologia)
a grave e pericoloso per la vita del cane.
Le lesioni e la severità del quadro clinico sembrano strettamente correlate
al numero dei parassiti morti (determinato dal protocollo terapeutico
utilizzato) e alla carica parassitaria (numero di parassiti presenti all'inizio
della terapia).
La morte della filaria attiva i fattori della coagulazione del sangue creando
dei focolai di tromboembolismo. Inoltre le alterazioni delle pareti dei vasi
determinano il passaggio di fluidi nel parenchima polmonare provocando
un'infiammazione di tipo granulomatoso.
L'insorgenza del tromboembolismo polmonare è possibile in ogni momento
ma è più frequente dopo circa 7-14 giorni dall'inizio della terapia anche se
può manifestarsi quattro settimane più tardi.
sabato 3 marzo 2018
Edema polmonare nel cane e nel gatto - decima parte
Altri vasodilatatori
Prazosin
Il prazosin è un farmaco che determina vasodilatazione arteriosa e venosa
bloccando i recettori alfa-adrenergici ed inibendo a livello periferico la
fosfodiesterasi.
L'utilizzo nel cane e nel gatto è poco documentato come pure i suoi effetti
sulla circolazione sanguigna (effetti emodinamici) sia a breve che a lungo
termine.
E' stato proposto il suo impiego nell'insufficienza cardiaca, quando altri
farmaci sono inefficaci o non tollerati, e nell'ipertensione polmonare.
Il dosaggio medio è 1 mg/15 kg per via orale ogni 8-12 ore oppure
nel gatto 0.25-1 mg per via orale ogni 8 ore, nel cane di piccola taglia
0.25-1 mg per via orale ogni 8 ore, nel cane di media taglia 1-3 mg
per via orale ogni 8 ore e nel cane di grande taglia 3- 10 mg per via
orale ogni 8 ore.
Amlodipina
L'amlodipina è un calcioantagonista che viene utilizzato prevalentemente
per trattare l'ipertensione sistemica (generale) sia nel cane e sia nel gatto.
E' stato anche suggerito di impiegare questo farmaco nell'insufficienza
cardiaca refrattaria alla terapia convenzionale.
Posologia :
cane 0.1-0.25 mg/kg ogni 24 ore
gatti 0.625 mg/gatto per via orale ogni 24 ore che può essere raddoppiato
(somministrato ogni 12 ore) nei casi refrattari
Broncodilatatori
Le mexiletine (aminofillina, teofillina) sono utilizzate specialmente per la loro
azione broncodilatatrice nelle malattie dell'apparato respiratorio.
Infatti questi farmaci determinano, inibendo le fosfodiesterasi, il rilasciamento
delle cellule muscolari lisce dei bronchi.
Sul cuore hanno un effetto cronotropo ed inotropo positivo (incremento della
frequenza e della contrattilità cardiaca).
Posologia
teofillina cane 6-11 mg/kg per via orale ogni 6-8-12 ore
gatto 4 mg/kg per via orale ogni 8-12 ore
aminofillina cane 10 mg/kg per via orale ogni 8-12 ore
gatto 4-5 mg/kg per via orale ogni 12 ore
I dosaggi dei farmaci sono quelli riportati in letteratura
Prazosin
Il prazosin è un farmaco che determina vasodilatazione arteriosa e venosa
bloccando i recettori alfa-adrenergici ed inibendo a livello periferico la
fosfodiesterasi.
L'utilizzo nel cane e nel gatto è poco documentato come pure i suoi effetti
sulla circolazione sanguigna (effetti emodinamici) sia a breve che a lungo
termine.
E' stato proposto il suo impiego nell'insufficienza cardiaca, quando altri
farmaci sono inefficaci o non tollerati, e nell'ipertensione polmonare.
Il dosaggio medio è 1 mg/15 kg per via orale ogni 8-12 ore oppure
nel gatto 0.25-1 mg per via orale ogni 8 ore, nel cane di piccola taglia
0.25-1 mg per via orale ogni 8 ore, nel cane di media taglia 1-3 mg
per via orale ogni 8 ore e nel cane di grande taglia 3- 10 mg per via
orale ogni 8 ore.
Amlodipina
L'amlodipina è un calcioantagonista che viene utilizzato prevalentemente
per trattare l'ipertensione sistemica (generale) sia nel cane e sia nel gatto.
E' stato anche suggerito di impiegare questo farmaco nell'insufficienza
cardiaca refrattaria alla terapia convenzionale.
Posologia :
cane 0.1-0.25 mg/kg ogni 24 ore
gatti 0.625 mg/gatto per via orale ogni 24 ore che può essere raddoppiato
(somministrato ogni 12 ore) nei casi refrattari
Broncodilatatori
Le mexiletine (aminofillina, teofillina) sono utilizzate specialmente per la loro
azione broncodilatatrice nelle malattie dell'apparato respiratorio.
Infatti questi farmaci determinano, inibendo le fosfodiesterasi, il rilasciamento
delle cellule muscolari lisce dei bronchi.
Sul cuore hanno un effetto cronotropo ed inotropo positivo (incremento della
frequenza e della contrattilità cardiaca).
Posologia
teofillina cane 6-11 mg/kg per via orale ogni 6-8-12 ore
gatto 4 mg/kg per via orale ogni 8-12 ore
aminofillina cane 10 mg/kg per via orale ogni 8-12 ore
gatto 4-5 mg/kg per via orale ogni 12 ore
I dosaggi dei farmaci sono quelli riportati in letteratura
venerdì 23 febbraio 2018
La terapia della filariosi cardiopolmonare nel cane - prima parte
La terapia della filariosi cardiopolmonare viene effettuata per eliminare
le varie forme di filaria (microfilarie, stadi larvali, parassiti adulti)
e migliorare le condizioni cliniche del cane cercando di ridurre al minimo
gli effetti collaterali del trattamento.
Quando è eseguita la terapia adulticida (uccisione delle filarie adulte) sono
diversi i fattori che possono influenzare la comparsa di reazioni indesiderate
(tromboembolismo polmonare) e l'efficacia della terapia.
In particolare devono essere presi in considerazione l'attività fisica del
cane, la gravità della malattia vascolare polmonare ed il numero dei
parassiti (carica parassitaria).
I soggetti possono essere classificati a probabilità bassa o elevata di
rischio tromboembolico in base a determinate caratteristiche.
I cani a rischio basso devono presentare contemporaneamente debole
carica parassitaria, malattia polmonare vascolare assente, esami antigenici
con positività lieve e proprietari che seguono diligentemente le indicazioni
del medico veterinario.
I cani a rischio elevato sono quelli sintomatici, con alterazioni vascolari
polmonari alla radiografia, con filarie adulte visibili all'ecografia, con test
antigenici a positività medio-alta o con proprietari scarsamente collaborativi.
L'American Heartworm Society ha proposto nel 2014 un protocollo per il
trattamento della filariosi del cane :
giorno 0 Il cane deve risultare positivo al test per la ricerca delle microfilarie
o, se queste non vengono rilevate, al test antigenico
Ridurre l'attività fisica del cane che sarà maggiore se i sintomi sono
più evidenti.
L'animale va stabilizzato con una terapia appropriata se è
sintomatico.
Per diminuire l'infiammazione si somministra il prednisolone a
0.5 mg/kg due volte al giorno per una settimana, poi a 0.5 mg/kg
una volta al giorno per un'altra settimana e a 0.5 mg/kg a giorni
alterni per altre due settimane.
giorno 1 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia.
Se sono presenti microfilarie, somministrare prima antistaminici
o glucocorticoidi per prevenire reazioni anafilattiche.
Somministrare doxiciclina a 10 mg/kg due volte al giorno per
quattro settimane. Con questa terapia, volta ad eliminare il batterio
Wolbachia, si riducono le lesioni associate alla morte del parassita
e si interrompe la trasmissione della filariosi.
giorno 30 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia
giorno 60 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia
Prima iniezione di melarsomina (uccide le filarie adulte)
a 2.5 mg/kg.
Somministrare prednisolone con il protocollo sopradescritto
Ridurre ulteriormente l'attività fisica (es. con l'utilizzo del guinzaglio,
confinamento in gabbia).
giorno 90 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia
Seconda iniezione di melarsomina a 2.5 mg/kg.
giorno 91 Terza iniezione di melarsomina a 2.5 mg/kg.
Somministrare prednisolone con il protocollo sopradescritto
Limitare l'attività fisica del cane per 6-8 settimane
giorno 120 Eseguire il test per rilevare la presenza delle microfilarie
Se il test è positivo trattare il cane con farmaci microfilaricidi
(uccisione delle microfilarie).
Eseguire nuovamente questo test dopo quattro settimane.
Effettuare la profilassi della malattia per tutto l'anno.
giorno 271 Test antigenico e ricerca delle microfilarie
le varie forme di filaria (microfilarie, stadi larvali, parassiti adulti)
e migliorare le condizioni cliniche del cane cercando di ridurre al minimo
gli effetti collaterali del trattamento.
Quando è eseguita la terapia adulticida (uccisione delle filarie adulte) sono
diversi i fattori che possono influenzare la comparsa di reazioni indesiderate
(tromboembolismo polmonare) e l'efficacia della terapia.
In particolare devono essere presi in considerazione l'attività fisica del
cane, la gravità della malattia vascolare polmonare ed il numero dei
parassiti (carica parassitaria).
I soggetti possono essere classificati a probabilità bassa o elevata di
rischio tromboembolico in base a determinate caratteristiche.
I cani a rischio basso devono presentare contemporaneamente debole
carica parassitaria, malattia polmonare vascolare assente, esami antigenici
con positività lieve e proprietari che seguono diligentemente le indicazioni
del medico veterinario.
I cani a rischio elevato sono quelli sintomatici, con alterazioni vascolari
polmonari alla radiografia, con filarie adulte visibili all'ecografia, con test
antigenici a positività medio-alta o con proprietari scarsamente collaborativi.
L'American Heartworm Society ha proposto nel 2014 un protocollo per il
trattamento della filariosi del cane :
giorno 0 Il cane deve risultare positivo al test per la ricerca delle microfilarie
o, se queste non vengono rilevate, al test antigenico
Ridurre l'attività fisica del cane che sarà maggiore se i sintomi sono
più evidenti.
L'animale va stabilizzato con una terapia appropriata se è
sintomatico.
Per diminuire l'infiammazione si somministra il prednisolone a
0.5 mg/kg due volte al giorno per una settimana, poi a 0.5 mg/kg
una volta al giorno per un'altra settimana e a 0.5 mg/kg a giorni
alterni per altre due settimane.
giorno 1 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia.
Se sono presenti microfilarie, somministrare prima antistaminici
o glucocorticoidi per prevenire reazioni anafilattiche.
Somministrare doxiciclina a 10 mg/kg due volte al giorno per
quattro settimane. Con questa terapia, volta ad eliminare il batterio
Wolbachia, si riducono le lesioni associate alla morte del parassita
e si interrompe la trasmissione della filariosi.
giorno 30 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia
giorno 60 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia
Prima iniezione di melarsomina (uccide le filarie adulte)
a 2.5 mg/kg.
Somministrare prednisolone con il protocollo sopradescritto
Ridurre ulteriormente l'attività fisica (es. con l'utilizzo del guinzaglio,
confinamento in gabbia).
giorno 90 Somministrare un farmaco per la profilassi della malattia
Seconda iniezione di melarsomina a 2.5 mg/kg.
giorno 91 Terza iniezione di melarsomina a 2.5 mg/kg.
Somministrare prednisolone con il protocollo sopradescritto
Limitare l'attività fisica del cane per 6-8 settimane
giorno 120 Eseguire il test per rilevare la presenza delle microfilarie
Se il test è positivo trattare il cane con farmaci microfilaricidi
(uccisione delle microfilarie).
Eseguire nuovamente questo test dopo quattro settimane.
Effettuare la profilassi della malattia per tutto l'anno.
giorno 271 Test antigenico e ricerca delle microfilarie
giovedì 15 febbraio 2018
Edema polmonare nel cane e nel gatto - nona parte
Prevenzione dell'edema polmonare
Diuretici
Furosemide (dimazon, diuren, libeo)
La furosemide è un diuretico dell'ansa che viene somministrato nella terapia
cronica dell'insufficienza cardiaca del cane di solito a 2 mg/kg ogni 12-24 ore
ma il dosaggio, per mantenere l'animale libero da sintomi clinici, può variare.
Nei gatti la posologia è inferiore (normalmente 1-2 mg/kg ogni 12-24 ore).
Diuretici tiazidici
I diuretici tiazidici sono meno potenti dei diuretici dell'ansa e agiscono a livello
del tubulo distale del nefrone del rene.
Vengono di solito aggiunti alla terapia standard cronica nei casi refrattari.
I tiazidici più utilizzati sono l'idroclorotiazide e la clorotiazide.
Spironolattone (prilactone, tempora e cardalis in associazione con benazepril)
Lo spironolattone viene utilizzato perché antagonizza l'attività dell'aldosterone
più che per le sue proprietà diuretiche.
Molto probabilmente lo spironolattone affiancherà ace-inibitori, pimobendan
e furosemide nelle nuove linee guida per la terapia dell'insufficienza cardiaca
del cane sintomatico con endocardiosi mitralica
Il dosaggio del farmaco è 2-4 mg/kg per via orale ogni 12-24 ore.
Durante la terapia con diuretici deve essere controllata ad intervalli regolari
la funzionalità renale e la concentrazione degli elettroliti nel sangue.
Betabloccanti
Questi farmaci determinano il blocco dell'attività dei recettori beta-adrenergici.
Si dividono in selettivi se, a dosaggi terapeutici, bloccano i recettori beta1 e non
selettivi se bloccano sia i recettori beta1 sia i recettori beta2.
Tra i selettivi troviamo l'atenololo tra i non selettivi il propranololo e il carvedilolo
che ha un'attività anche sugli alfa1 recettori.
I betabloccanti, oltre che come antiaritmici, vengono utilizzati nelle malattie
cardiache dove è presente un'ipertrofia concentrica (ispessimento setto
interventricolare e/o pareti ventricolari come nella cardiomiopatia ipertrofica,
stenosi aortica, stenosi polmonare).
Qualche cardiologo veterinario li impiega nella terapia cronica della malattia
valvolare del cane.
I betabloccanti diminuiscono la frequenza cardiaca ed il consumo di ossigeno
da parte del miocardio ma in determinate circostanze vanno utilizzati con
cautela perché provocanono una diminuzione della contrattilità (effetto
inotropo negativo).
Diuretici
Furosemide (dimazon, diuren, libeo)
La furosemide è un diuretico dell'ansa che viene somministrato nella terapia
cronica dell'insufficienza cardiaca del cane di solito a 2 mg/kg ogni 12-24 ore
ma il dosaggio, per mantenere l'animale libero da sintomi clinici, può variare.
Nei gatti la posologia è inferiore (normalmente 1-2 mg/kg ogni 12-24 ore).
Diuretici tiazidici
I diuretici tiazidici sono meno potenti dei diuretici dell'ansa e agiscono a livello
del tubulo distale del nefrone del rene.
Vengono di solito aggiunti alla terapia standard cronica nei casi refrattari.
I tiazidici più utilizzati sono l'idroclorotiazide e la clorotiazide.
Spironolattone (prilactone, tempora e cardalis in associazione con benazepril)
Lo spironolattone viene utilizzato perché antagonizza l'attività dell'aldosterone
più che per le sue proprietà diuretiche.
Molto probabilmente lo spironolattone affiancherà ace-inibitori, pimobendan
e furosemide nelle nuove linee guida per la terapia dell'insufficienza cardiaca
del cane sintomatico con endocardiosi mitralica
Il dosaggio del farmaco è 2-4 mg/kg per via orale ogni 12-24 ore.
Durante la terapia con diuretici deve essere controllata ad intervalli regolari
la funzionalità renale e la concentrazione degli elettroliti nel sangue.
Betabloccanti
Questi farmaci determinano il blocco dell'attività dei recettori beta-adrenergici.
Si dividono in selettivi se, a dosaggi terapeutici, bloccano i recettori beta1 e non
selettivi se bloccano sia i recettori beta1 sia i recettori beta2.
Tra i selettivi troviamo l'atenololo tra i non selettivi il propranololo e il carvedilolo
che ha un'attività anche sugli alfa1 recettori.
I betabloccanti, oltre che come antiaritmici, vengono utilizzati nelle malattie
cardiache dove è presente un'ipertrofia concentrica (ispessimento setto
interventricolare e/o pareti ventricolari come nella cardiomiopatia ipertrofica,
stenosi aortica, stenosi polmonare).
Qualche cardiologo veterinario li impiega nella terapia cronica della malattia
valvolare del cane.
I betabloccanti diminuiscono la frequenza cardiaca ed il consumo di ossigeno
da parte del miocardio ma in determinate circostanze vanno utilizzati con
cautela perché provocanono una diminuzione della contrattilità (effetto
inotropo negativo).
mercoledì 7 febbraio 2018
Le miocarditi nel cane e nel gatto - decima parte
Terapia delle miocarditi
Nell'uomo esistono diversi approcci alla terapia della miocardite come
l'utilizzo dell'interferone per le miocarditi virali, terapia immunosoppressiva
per le miocarditi autoimmuni e post-virali, impiego dell'immunoassorbimento
o delle immunoglobuline, trapianto cardiaco.
In medicina veterinaria esistono pochi studi al riguardo e pertanto si cerca
in genere di trattare la causa della malattia (terapia eziologica) o di effettuare
una terapia per ridurre la sintomatologia clinica.
Sono quindi utilizzati diversi tipi di farmaci :
1) antibiotici come per esempio le tetracicline per la bartonella e la borrelia
o la clindamicina per il toxoplasma
2) farmaci antiinfiammatori
a) corticosterioidi : possono essere utili nelle miocarditi autoimmunitarie
e per ridurre l'infiammazione ma non nelle forme infettive
b) FANS : per ridurre l'infiammazione miocardica ma possono determinare
effetti collaterali indesiderati quali diminuzione della clearance virale,
vasospasmo coronarico, ritardo nella riparazione miocardica
3) farmaci per il trattamento dell'insufficienza cardiaca
- ace-inibitori per ridurre l'attivazione neuroendocrina da parte
dell'angiotensina II
- diuretici per diminuire il sovraccarico sanguigno sul cuore
- pimobendan con effetto inotropo positivo e vasodilatatore per
migliorare la funzione sistolica (di pompa) del cuore e ridurre
l'attività delle citochine infiammatorie
- antagonisti dell'aldosterone (es. spironolattone) per diminuire
l'attivazione neuroendocrina
- digitalici il cui impiego è controverso in quanto, almeno nelle miocarditi
linfoplasmacellulari, possono determinare un incremento delle citochine
infiammatorie, una propensione allo sviluppo di aritmie ed una crescita
del danno cardiaco
4) farmaci antiaritmici
Le aritmie emodinamicamente significative devono essere trattate
con farmaci antiaritmici.
Nelle miocarditi il tipo ed il meccanismo delle aritmie può cambiare
rapidamente e ciò contribuisce a rendere più difficile la loro terapia.
Nel cane e nel gatto, in presenza di blocco atrioventricolare, è anche
richiesto l'utilizzo di un pacemaker temporaneo o definitivo per ottenere
una stabilizzazione del paziente e ridurre anche il rischio di morte improvvisa.
Nell'uomo esistono diversi approcci alla terapia della miocardite come
l'utilizzo dell'interferone per le miocarditi virali, terapia immunosoppressiva
per le miocarditi autoimmuni e post-virali, impiego dell'immunoassorbimento
o delle immunoglobuline, trapianto cardiaco.
In medicina veterinaria esistono pochi studi al riguardo e pertanto si cerca
in genere di trattare la causa della malattia (terapia eziologica) o di effettuare
una terapia per ridurre la sintomatologia clinica.
Sono quindi utilizzati diversi tipi di farmaci :
1) antibiotici come per esempio le tetracicline per la bartonella e la borrelia
o la clindamicina per il toxoplasma
2) farmaci antiinfiammatori
a) corticosterioidi : possono essere utili nelle miocarditi autoimmunitarie
e per ridurre l'infiammazione ma non nelle forme infettive
b) FANS : per ridurre l'infiammazione miocardica ma possono determinare
effetti collaterali indesiderati quali diminuzione della clearance virale,
vasospasmo coronarico, ritardo nella riparazione miocardica
3) farmaci per il trattamento dell'insufficienza cardiaca
- ace-inibitori per ridurre l'attivazione neuroendocrina da parte
dell'angiotensina II
- diuretici per diminuire il sovraccarico sanguigno sul cuore
- pimobendan con effetto inotropo positivo e vasodilatatore per
migliorare la funzione sistolica (di pompa) del cuore e ridurre
l'attività delle citochine infiammatorie
- antagonisti dell'aldosterone (es. spironolattone) per diminuire
l'attivazione neuroendocrina
- digitalici il cui impiego è controverso in quanto, almeno nelle miocarditi
linfoplasmacellulari, possono determinare un incremento delle citochine
infiammatorie, una propensione allo sviluppo di aritmie ed una crescita
del danno cardiaco
4) farmaci antiaritmici
Le aritmie emodinamicamente significative devono essere trattate
con farmaci antiaritmici.
Nelle miocarditi il tipo ed il meccanismo delle aritmie può cambiare
rapidamente e ciò contribuisce a rendere più difficile la loro terapia.
Nel cane e nel gatto, in presenza di blocco atrioventricolare, è anche
richiesto l'utilizzo di un pacemaker temporaneo o definitivo per ottenere
una stabilizzazione del paziente e ridurre anche il rischio di morte improvvisa.
martedì 30 gennaio 2018
Edema polmonare nel cane e nel gatto - ottava parte
Prevenzione dell'edema polmonare cardiogeno
Una volta risolto l'edema polmonare acuto, è importante continuare con
la terapia per prevenire la ricomparsa dei segni clinici.
Pertanto vengono somministrati, come terapia cronica, dei farmaci.
Nel cane nell'endocardiosi valvolare e nella cardiomiopatia dilatativa
la terapia standard è costituita da un diuretico (di solito la furosemide),
un ace-inibitore ed il pimobendan.
Nel gatto la terapia cronica dipende dalla cardiomiopatia sottostante.
Nella cardiomiopatia dilatativa e restrittiva è normalmente composta da
pimobendan, ace-inibitore, nel caso furosemide, un farmaco per la prevenzione
del tromboembolismo e l'integrazione con taurina per la cardiomiopatia
dilatativa.
Nella cardiomiopatia ipertrofica da un betabloccante od un calcioantagonista,
un ace-inibitore, un farmaco per la prevenzione del tromboembolismo ed
eventualmente furosemide.
Ace-inibitori
Contrastano la conversione dell'angiotensina I in angiotensina II bloccando
l'attività dell'enzima ACE (Angiotensin Converting Enzyme - enzima di
conversione dell'angiotensina).
L'angiotensina II è un potente vasocostrittore ed interviene anche nella
sintesi e rilascio dell'aldosterone.
Gli ace-inibitori potrebbero avere un effetto favorevole negli animali cardiopatici
asintomatici (anche se ciò non è stato ancora dimostrato nella malattia valvolare
cronica del cane) mentre sono di beneficio negli animali sintomatici assieme ai
diuretici e al pimobendan.
Durante la terapia con questi farmaci devono essere controllati i valori della
funzionalità renale e gli elettroliti.
Gli ace-inibitori attualmente utilizzati nel cane e nel gatto sono :
- enalapril (enacard, prilenal) 0.25-0.5 mg/kg per via orale ogni 12-24 ore
nel cane e nel gatto
- ramipril (prilocard, vasotop P) 0.125 ogni 12per via orale nel cane
e 0.5 mg/kg ogni 24 ore nel gatto
- imidapril (prilium) 0.25-0.5 mg/kg ogni 24 ore per via orale nel cane
e 0.50 mg/kg ogni 24 ore nel gatto
- benazepril (beglio, benakor, fortekor, nelio, priben vet) ed in associazione
con lo spironolattone (cardalis) o con il pimobendan (fortekor plus)
0.25-0.5 mg/kg ogni 12-24 ore per via orale nel cane e nel gatto
Pimobendan (cardisure, vetmedin)
Il pimobendan è un farmaco con attività inotropa positiva (aumenta la
contrattilità del cuore) e vasodilatatrice.
Ritarda la comparsa dei segni clinici nei cani asintomatici con malattia
valvolare cronica mentre nei cani sintomatici incrementa la qualità della
vita e la sopravvivenza.
Effetti benefici del pimobendan si possono riscontrare nei gatti anche se
la farmacocinetica del farmaco è diversa rispetto al cane.
Il dosaggio nel cane è 0,25 mg/kg per via orale ogni 12 ore, nel gatto
0,625- 1,25 mg/gatto ogni 12 ore.
E' commercializzata anche l'associazione pimobendan più benazepril
(fortekor plus).
I nomi commerciali dei farmaci si riferiscono a quelli veterinari aggiornati
a gennaio 2017.
Una volta risolto l'edema polmonare acuto, è importante continuare con
la terapia per prevenire la ricomparsa dei segni clinici.
Pertanto vengono somministrati, come terapia cronica, dei farmaci.
Nel cane nell'endocardiosi valvolare e nella cardiomiopatia dilatativa
la terapia standard è costituita da un diuretico (di solito la furosemide),
un ace-inibitore ed il pimobendan.
Nel gatto la terapia cronica dipende dalla cardiomiopatia sottostante.
Nella cardiomiopatia dilatativa e restrittiva è normalmente composta da
pimobendan, ace-inibitore, nel caso furosemide, un farmaco per la prevenzione
del tromboembolismo e l'integrazione con taurina per la cardiomiopatia
dilatativa.
Nella cardiomiopatia ipertrofica da un betabloccante od un calcioantagonista,
un ace-inibitore, un farmaco per la prevenzione del tromboembolismo ed
eventualmente furosemide.
Ace-inibitori
Contrastano la conversione dell'angiotensina I in angiotensina II bloccando
l'attività dell'enzima ACE (Angiotensin Converting Enzyme - enzima di
conversione dell'angiotensina).
L'angiotensina II è un potente vasocostrittore ed interviene anche nella
sintesi e rilascio dell'aldosterone.
Gli ace-inibitori potrebbero avere un effetto favorevole negli animali cardiopatici
asintomatici (anche se ciò non è stato ancora dimostrato nella malattia valvolare
cronica del cane) mentre sono di beneficio negli animali sintomatici assieme ai
diuretici e al pimobendan.
Durante la terapia con questi farmaci devono essere controllati i valori della
funzionalità renale e gli elettroliti.
Gli ace-inibitori attualmente utilizzati nel cane e nel gatto sono :
- enalapril (enacard, prilenal) 0.25-0.5 mg/kg per via orale ogni 12-24 ore
nel cane e nel gatto
- ramipril (prilocard, vasotop P) 0.125 ogni 12per via orale nel cane
e 0.5 mg/kg ogni 24 ore nel gatto
- imidapril (prilium) 0.25-0.5 mg/kg ogni 24 ore per via orale nel cane
e 0.50 mg/kg ogni 24 ore nel gatto
- benazepril (beglio, benakor, fortekor, nelio, priben vet) ed in associazione
con lo spironolattone (cardalis) o con il pimobendan (fortekor plus)
0.25-0.5 mg/kg ogni 12-24 ore per via orale nel cane e nel gatto
Pimobendan (cardisure, vetmedin)
Il pimobendan è un farmaco con attività inotropa positiva (aumenta la
contrattilità del cuore) e vasodilatatrice.
Ritarda la comparsa dei segni clinici nei cani asintomatici con malattia
valvolare cronica mentre nei cani sintomatici incrementa la qualità della
vita e la sopravvivenza.
Effetti benefici del pimobendan si possono riscontrare nei gatti anche se
la farmacocinetica del farmaco è diversa rispetto al cane.
Il dosaggio nel cane è 0,25 mg/kg per via orale ogni 12 ore, nel gatto
0,625- 1,25 mg/gatto ogni 12 ore.
E' commercializzata anche l'associazione pimobendan più benazepril
(fortekor plus).
I nomi commerciali dei farmaci si riferiscono a quelli veterinari aggiornati
a gennaio 2017.
martedì 23 gennaio 2018
Edema polmonare nel cane e nel gatto - settima parte
TERAPIA DELL'EDEMA POLMONARE CARDIOGENO ACUTO
Inotropi positivi
Gli inotropi positivi sono farmaci che incrementano la contrattilità cardiaca.
Vengono utilizzati in presenza di edema polmonare e disfunzione sistolica.
La disfunzione sistolica riguarda quella parte del ciclo cardiaco dove il cuore
si contrae ed espelle il sangue.
Gli inotropi positivi vengono classificati in :
1) Simpaticomimetici
2) Sensibilizzanti del calcio ed inibitori delle fosfodiesterasi
3) Inibitori delle fosfodiesterasi
4) Digitalici
Simpaticomimetici
Dopamina
La dopamina agisce sia in forma diretta stimolando i recettori alfa e beta
adrenergici sia indiretta con la liberazione di noradrenalina.
Ai dosaggi più bassi determina anche vasodilatazione, a quelli più elevati
può causare vasocostrizione e tachicardia.
La posologia è 1-20 mcg/kg/min per infusione continua endovenosa.
Dobutamina
L'utilizzo della dobutamina è preferibile a quello della dopamina perché
determina una minore emissione in circolo di catecolamine.
Ai dosaggi terapeutici la frequenza cardiaca di solito non subisce variazioni
significative.
Gli effetti collaterali più comuni sono ipertensione, tachicardia, contrazioni
premature, aritmie ventricolari e nel gatto manifestazioni gastroenteriche e
neurologiche.
Normalmente questi effetti possono essere controllati con la sola riduzione
del dosaggio.
La posologia nel cane è 2.5-20 mcg/kg/min e nel gatto 2-10 mcg/kg/min per
infusione continua endovenosa.
Calciosensibilizzanti ed inibitori della fosfodiesterasi
Pimobendan
Il pimobendan, inibitore della fosfodiesterasi III e con attività
calciosensibilizzante sulle proteine contrattili, ha un'attività inotropa
positiva e vasodilatatrice e viene pertanto classificato come inodilatatore.
Può diminuire il consumo dell'ossigeno da parte del cuore e ridurre gli effetti
proaritmici delle catecolamine.
Per via endovenosa viene utilizzato alla dose di 0.15 mg/kg in un'unica
somministrazione.
Per via orale è dispensato a 0.25-0.3 mg/kg ogni 12 ore.
Inibitori della fosfodiesterasi
Il Milrinone mostra un'attività inotropo positiva e vasodilatatoria e viene
somministrato a 50 mcg/kg in bolo endovenoso seguito dalla somministrazione
per infusione continua endovenosa a 0.40-0.75 mcg/kg/min.
Fino ad oggi l'uso nel cane e nel gatto è stato limitato anche se si è dimostrato
efficace nel trattamento a breve termine dell'insufficienza cardiaca congestizia
e della disfunzione sistolica.
Digitalici
La digossina è il farmaco più utilizzato di questa classe di farmaci.
Diminuisce la frequenza cardiaca ed ha anche un modesto effetto inotropo
positivo.
Attualmente la digitalizzazione rapida per ottenere un'azione inotropa positiva,
che potrebbe essere utilizzata nei casi acuti, non viene di solito impiegata in
quanto esistono farmaci più potenti e sicuri della digossina.
Inotropi positivi
Gli inotropi positivi sono farmaci che incrementano la contrattilità cardiaca.
Vengono utilizzati in presenza di edema polmonare e disfunzione sistolica.
La disfunzione sistolica riguarda quella parte del ciclo cardiaco dove il cuore
si contrae ed espelle il sangue.
Gli inotropi positivi vengono classificati in :
1) Simpaticomimetici
2) Sensibilizzanti del calcio ed inibitori delle fosfodiesterasi
3) Inibitori delle fosfodiesterasi
4) Digitalici
Simpaticomimetici
Dopamina
La dopamina agisce sia in forma diretta stimolando i recettori alfa e beta
adrenergici sia indiretta con la liberazione di noradrenalina.
Ai dosaggi più bassi determina anche vasodilatazione, a quelli più elevati
può causare vasocostrizione e tachicardia.
La posologia è 1-20 mcg/kg/min per infusione continua endovenosa.
Dobutamina
L'utilizzo della dobutamina è preferibile a quello della dopamina perché
determina una minore emissione in circolo di catecolamine.
Ai dosaggi terapeutici la frequenza cardiaca di solito non subisce variazioni
significative.
Gli effetti collaterali più comuni sono ipertensione, tachicardia, contrazioni
premature, aritmie ventricolari e nel gatto manifestazioni gastroenteriche e
neurologiche.
Normalmente questi effetti possono essere controllati con la sola riduzione
del dosaggio.
La posologia nel cane è 2.5-20 mcg/kg/min e nel gatto 2-10 mcg/kg/min per
infusione continua endovenosa.
Calciosensibilizzanti ed inibitori della fosfodiesterasi
Pimobendan
Il pimobendan, inibitore della fosfodiesterasi III e con attività
calciosensibilizzante sulle proteine contrattili, ha un'attività inotropa
positiva e vasodilatatrice e viene pertanto classificato come inodilatatore.
Può diminuire il consumo dell'ossigeno da parte del cuore e ridurre gli effetti
proaritmici delle catecolamine.
Per via endovenosa viene utilizzato alla dose di 0.15 mg/kg in un'unica
somministrazione.
Per via orale è dispensato a 0.25-0.3 mg/kg ogni 12 ore.
Inibitori della fosfodiesterasi
Il Milrinone mostra un'attività inotropo positiva e vasodilatatoria e viene
somministrato a 50 mcg/kg in bolo endovenoso seguito dalla somministrazione
per infusione continua endovenosa a 0.40-0.75 mcg/kg/min.
Fino ad oggi l'uso nel cane e nel gatto è stato limitato anche se si è dimostrato
efficace nel trattamento a breve termine dell'insufficienza cardiaca congestizia
e della disfunzione sistolica.
Digitalici
La digossina è il farmaco più utilizzato di questa classe di farmaci.
Diminuisce la frequenza cardiaca ed ha anche un modesto effetto inotropo
positivo.
Attualmente la digitalizzazione rapida per ottenere un'azione inotropa positiva,
che potrebbe essere utilizzata nei casi acuti, non viene di solito impiegata in
quanto esistono farmaci più potenti e sicuri della digossina.
martedì 16 gennaio 2018
Alterazioni del ritmo cardiaco nella cardiomiopatia dilatativa del cane
La cardiomiopatia dilatativa è la seconda malattia del cuore più frequente
nel cane ed è caratterizzata dalla dilatazione delle camere cardiache e dalla
diminuzione della funzione sistolica (contrazione ed espulsione del sangue).
Le razze più interessate dalla patologia sono il dobermann, l'alano, il
terranova, il levriero irlandese, il cane d'acqua portoghese (soggetti in
genere di taglia grande o gigante) e tra le razze più piccole il cocker
spaniel.
La cardiomiopatia dilatativa è anche contraddistinta da alterazioni del ritmo
cardiaco sia nella fase asintomatica (occulta) sia in quella sintomatica.
Le aritmie possono determinare anche la morte improvvisa del cane.
Le alterazioni del ritmo più frequenti sono la tachicardia sinusale, i complessi
ventricolari prematuri, la fibrillazione atriale, la tachicardia ventricolare ed il
blocco di branca.
Nei cani di taglia gigante è più usuale la fibrillazione atriale mentre nel
dobermann sono frequenti i complessi ventricolari prematuri e la tachicardia
ventricolare.
Le aritmie sono spesso il primo segnale della malattia in quanto possono
presentarsi nell'animale asintomatico.
Pertanto nelle razze a rischio può essere consigliato un elettrocardiogramma
di controllo che rileva anche delle aritmie ma può essere negativo nei cani
con disturbi del ritmo intermittenti.
L'esame Holter presenta una maggiore sensibilità ed è utile nel dobermann
per svelare una cardiomiopatia dilatativa occulta.
In questa razza sono state pubblicate recentemente le linee guida per la
diagnosi della malattia da cui si constata che la presenza in cani non sintomatici
di complessi ventricolari prematuri in numero superiore a 300 nelle 24 ore
o l'evidenza di 50-300 complessi ventricolari prematuri in due registrazioni
effettuate a distanza non superiore all'anno, sono diagnostici di cardiomiopatia
dilatativa occulta.
nel cane ed è caratterizzata dalla dilatazione delle camere cardiache e dalla
diminuzione della funzione sistolica (contrazione ed espulsione del sangue).
Le razze più interessate dalla patologia sono il dobermann, l'alano, il
terranova, il levriero irlandese, il cane d'acqua portoghese (soggetti in
genere di taglia grande o gigante) e tra le razze più piccole il cocker
spaniel.
La cardiomiopatia dilatativa è anche contraddistinta da alterazioni del ritmo
cardiaco sia nella fase asintomatica (occulta) sia in quella sintomatica.
Le aritmie possono determinare anche la morte improvvisa del cane.
Le alterazioni del ritmo più frequenti sono la tachicardia sinusale, i complessi
ventricolari prematuri, la fibrillazione atriale, la tachicardia ventricolare ed il
blocco di branca.
Nei cani di taglia gigante è più usuale la fibrillazione atriale mentre nel
dobermann sono frequenti i complessi ventricolari prematuri e la tachicardia
ventricolare.
Le aritmie sono spesso il primo segnale della malattia in quanto possono
presentarsi nell'animale asintomatico.
Pertanto nelle razze a rischio può essere consigliato un elettrocardiogramma
di controllo che rileva anche delle aritmie ma può essere negativo nei cani
con disturbi del ritmo intermittenti.
L'esame Holter presenta una maggiore sensibilità ed è utile nel dobermann
per svelare una cardiomiopatia dilatativa occulta.
In questa razza sono state pubblicate recentemente le linee guida per la
diagnosi della malattia da cui si constata che la presenza in cani non sintomatici
di complessi ventricolari prematuri in numero superiore a 300 nelle 24 ore
o l'evidenza di 50-300 complessi ventricolari prematuri in due registrazioni
effettuate a distanza non superiore all'anno, sono diagnostici di cardiomiopatia
dilatativa occulta.
martedì 9 gennaio 2018
L'edema polmonare nel cane e nel gatto - sesta parte
TERAPIA DELL'EDEMA POLMONARE ACUTO CARDIOGENO
Vasodilatatori
I vasodilatatori sono classificati in vasodilatatori arteriosi, venosi e misti
(sia arteriosi sia venosi).
La vasodilatazione arteriosa diminuisce il postcarico ed il lavoro del cuore
e favorisce l'espulsione del sangue.
La venodilatazione riduce il precarico ed incrementa la capacitanza venosa.
I vasodilatatori più utilizzati nell'edema polmonare acuto sono il nitroprussiato
sodico, l'idralazina e la nitroglicerina.
Gli ACE inibitori (es. benazepril, enalapril) non vengono generalmente
impiegati nella fase acuta perché la loro azione si esplica pienamente
solo dopo diversi giorni.
Nitroprussiato sodico
Il nitroprussiato è un potente vasodilatatore misto capace di abbassare la
pressione nelle vene polmonari e di incrementare la capacitanza venosa
viscerale.
E' somministrato in infusione continua al dosaggio di 0.5-10 mcg/kg/min.
per un massimo di 48 ore per evitare l'intossicazione da cianati.
La dose iniziale è bassa e viene incrementata gradualmente in base alla
risposta terapeutica e alla pressione sanguigna sistemica.
Viene utilizzato nell'edema polmonare acuto grave ed in quello refrattario
ma necessita di un monitoraggio attento perché è potenzialmente ipotensivo.
Idralazina
L'idralazina è un potente vasodilatatore arterioso somministrato per via orale
nel cane a 0.25-2 mg/kg.
Determina una marcata riduzione del postcarico e quindi del lavoro del cuore
e diminusce il rigurgito valvolare.
E' impiegata soprattutto nell'edema polmonare acuto da insufficienza mitralica.
Può determinare ipotensione e tachicardia riflessa. Pertanto è consigliabile
monitorare la pressione sistemica dopo la sua somministrazione.
Nitroglicerina
La nitroglicerina è un vasodilatatore venoso e arterioso e può essere utilizzata
sia come pomata al 2% sia come cerotto transdermico applicati su aree rasate
o prive di pelo.
La tolleranza al farmaco si sviluppa rapidamente (entro 48-72 ore) e per evitare
ciò ne è consigliato un uso intermittente.
Non si conosce la reale efficacia del farmaco che può essere notevolmente
ridotta in presenza di vasocostrizione periferica.
La capacitanza o compliance di un vaso sanguigno è data dalla sua capacità
a dilatarsi e a restringersi ed è molto più elevata nelle vene rispetto alle
arterie.
Il precarico corrisponde al volume di sangue presente nel ventricolo alla
fine del suo riempimento (telediastole).
Il post carico è la forza che si oppone allo svuotamento del cuore durante
la sistole.
Vasodilatatori
I vasodilatatori sono classificati in vasodilatatori arteriosi, venosi e misti
(sia arteriosi sia venosi).
La vasodilatazione arteriosa diminuisce il postcarico ed il lavoro del cuore
e favorisce l'espulsione del sangue.
La venodilatazione riduce il precarico ed incrementa la capacitanza venosa.
I vasodilatatori più utilizzati nell'edema polmonare acuto sono il nitroprussiato
sodico, l'idralazina e la nitroglicerina.
Gli ACE inibitori (es. benazepril, enalapril) non vengono generalmente
impiegati nella fase acuta perché la loro azione si esplica pienamente
solo dopo diversi giorni.
Nitroprussiato sodico
Il nitroprussiato è un potente vasodilatatore misto capace di abbassare la
pressione nelle vene polmonari e di incrementare la capacitanza venosa
viscerale.
E' somministrato in infusione continua al dosaggio di 0.5-10 mcg/kg/min.
per un massimo di 48 ore per evitare l'intossicazione da cianati.
La dose iniziale è bassa e viene incrementata gradualmente in base alla
risposta terapeutica e alla pressione sanguigna sistemica.
Viene utilizzato nell'edema polmonare acuto grave ed in quello refrattario
ma necessita di un monitoraggio attento perché è potenzialmente ipotensivo.
Idralazina
L'idralazina è un potente vasodilatatore arterioso somministrato per via orale
nel cane a 0.25-2 mg/kg.
Determina una marcata riduzione del postcarico e quindi del lavoro del cuore
e diminusce il rigurgito valvolare.
E' impiegata soprattutto nell'edema polmonare acuto da insufficienza mitralica.
Può determinare ipotensione e tachicardia riflessa. Pertanto è consigliabile
monitorare la pressione sistemica dopo la sua somministrazione.
Nitroglicerina
La nitroglicerina è un vasodilatatore venoso e arterioso e può essere utilizzata
sia come pomata al 2% sia come cerotto transdermico applicati su aree rasate
o prive di pelo.
La tolleranza al farmaco si sviluppa rapidamente (entro 48-72 ore) e per evitare
ciò ne è consigliato un uso intermittente.
Non si conosce la reale efficacia del farmaco che può essere notevolmente
ridotta in presenza di vasocostrizione periferica.
La capacitanza o compliance di un vaso sanguigno è data dalla sua capacità
a dilatarsi e a restringersi ed è molto più elevata nelle vene rispetto alle
arterie.
Il precarico corrisponde al volume di sangue presente nel ventricolo alla
fine del suo riempimento (telediastole).
Il post carico è la forza che si oppone allo svuotamento del cuore durante
la sistole.
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