La cardiomiopatia dilatativa è la seconda malattia del cuore più frequente
nel cane ed è caratterizzata dalla dilatazione delle camere cardiache e dalla
diminuzione della funzione sistolica (contrazione ed espulsione del sangue).
Le razze più interessate dalla patologia sono il dobermann, l'alano, il
terranova, il levriero irlandese, il cane d'acqua portoghese (soggetti in
genere di taglia grande o gigante) e tra le razze più piccole il cocker
spaniel.
La cardiomiopatia dilatativa è anche contraddistinta da alterazioni del ritmo
cardiaco sia nella fase asintomatica (occulta) sia in quella sintomatica.
Le aritmie possono determinare anche la morte improvvisa del cane.
Le alterazioni del ritmo più frequenti sono la tachicardia sinusale, i complessi
ventricolari prematuri, la fibrillazione atriale, la tachicardia ventricolare ed il
blocco di branca.
Nei cani di taglia gigante è più usuale la fibrillazione atriale mentre nel
dobermann sono frequenti i complessi ventricolari prematuri e la tachicardia
ventricolare.
Le aritmie sono spesso il primo segnale della malattia in quanto possono
presentarsi nell'animale asintomatico.
Pertanto nelle razze a rischio può essere consigliato un elettrocardiogramma
di controllo che rileva anche delle aritmie ma può essere negativo nei cani
con disturbi del ritmo intermittenti.
L'esame Holter presenta una maggiore sensibilità ed è utile nel dobermann
per svelare una cardiomiopatia dilatativa occulta.
In questa razza sono state pubblicate recentemente le linee guida per la
diagnosi della malattia da cui si constata che la presenza in cani non sintomatici
di complessi ventricolari prematuri in numero superiore a 300 nelle 24 ore
o l'evidenza di 50-300 complessi ventricolari prematuri in due registrazioni
effettuate a distanza non superiore all'anno, sono diagnostici di cardiomiopatia
dilatativa occulta.