Terapia del tromboembolismo polmonare
Il tromboembolismo polmonare (TEP) può presentarsi tra 2 e 30 giorni dopo
la terapia adulticida ma è più frequente dopo 10-20 giorni.
La terapia del TEP prevede :
1) Ossigeno
L'ossigeno ha un ruolo importante nei casi di tromboembolismo acuto.
Può essere somministrato nella gabbia di O2, con catetere nasale o
con maschera facciale.
2) Riposo e confinamento nel box
3) Eparina
L'eparina non determina la lisi del trombo ma può impedire l'ulteriore
estensione del tromboembolismo.
Il dosaggio è 100-300 UI/kg 2-3 volte al giorno in modo da mantenere
il PTT (tempo di tromboplastina parziale) tra 2-2.5 il valore normale.
Il trattamento va proseguito fino alla scomparsa dei segni clinici.
4) Corticosteroidi
I corticosteroidi (prednisone o prednisolone) si somministrano mediamente
al dosaggio di 1-2 mg/kg al giorno nei soggetti che presentano sintomatologia
da TEP.
Dopo alcuni giorni la posologia può essere ridotta a 0.5 mg/kg a giorni alterni
per due settimane e ulteriormente diminuita a 0.5 mg/kg ogni tre giorni per
altre due settimane.
5) Antipiastrinici
L'impiego dell'aspirina a 5-7 mg/kg una volta al giorno non ha dimostrato
sostanziali effetti benefici sull'evoluzione del tromboembolismo.
E' stato anche utilizzato il clopidogrel.
6) Altri farmaci e terapie proposti
- l'impiego dei Fans (farmaci antiinfiammatori) non è consigliato.
- gli anticoagulanti orali come il warfarin, ampiamente utilizzati nel
tromboembolismo polmonare dell'uomo, richiedono un monitoraggio
continuo che è difficilmente attuabile nei nostri animali.
- i farmaci fibrinolitici (streptochinasi, urochinasi, attivatore tissutale del
plasminogeno) necessitano di un assiduo controllo e sono piuttosto
costosi.
- antitussigeni
- broncodilatatori (es. aminofillina)
- vasodilatatori (sildenafil, amlodipina, idralazina) con monitoraggio della
pressione
- antibiotici in presenza di febbre persistente
- alcuni clinici hanno proposto una attenta terapia reidratante per migliorare
la perfusione dei tessuti e la disidratazione evitando, però, il rischio di
insufficienza cardiaca congestizia.